Grintoso, caparbio, insaziabile: sono tre aggettivi che calzano a pennello con l’immagine di Francesco, detto Ciccio, Graziani. Il prototipo di calciatore, prima punta per l’esattezza, d’ “altri tempi”. Ed è forse il migliore esempio per comparare l’essere giocatore tra ieri e oggi.

Proprio Ciccio Graziani ha accesso nelle ultime ore la scintilla della discussione pubblicando un video in cui, in versione muratore, lavora sotto il sole battente. “Lo farei fare ai giocatori che si lamentano del caldo esclama con la sua verve polemica.

In effetti dalla ripresa del calcio giocato tra calciatori, allenatori e dirigenti sono numerose le lamentele piovute a causa della bolla di calore che sta avvolgendo l’Italia. Da qui, sorge l’enigma che accompagna da tempo il calcio italiano: come si è evoluto il mondo del pallone?

Ai nostri microfoni è stato chiamato in causa Ciccio Graziani che ha commentato in questo modo.

Essere calciatori: ieri e oggi

Dopo tutto quello che abbiamo passato, la possibilità di tornare a correre dietro una palla, io ci diventerei matto. Non accetterei la sostituzione nemmeno se avessi la lingua di fuori. Dobbiamo riconoscere che siamo sempre stati dei privilegiati. Ci hanno fatto fare sempre quello che volevamo. Pensate ai nostri sacrifici. E’ niente rispetto a quelli che fa la gente.

Ci rendiamo conto che siamo entrati un mondo diverso, dove il calciatore è un’industria e i guadagni sono maggiori. In ogni società, dalle più piccole alle più grandi, ci vuole una dirigenza molto forte. Delle persone che controllano che tutto vada per il verso giusto.

Ai calciatori bisogna fare capire una volta per tutti che c’è un dare e un avere. E quando tu indossi la casacca della mia società, mi devi dare l’anima se vuoi essere retribuito nella maniera che desideri. Oggi il calciatore gioca più per sé stesso che per gli altri”.

Cosa manca alla Roma

“Ad esempio la Roma: se tu li prendi singolarmente sono tutti giocatori che dovrebbero dare molto di più rispetto a quello che stanno dando. A Roma ci vuole un manico forte. Bisogna far capire il senso di appartenenza ai giocatori. Dove sei? Perché ti abbiamo chiamato? A cosa mi servi?

In Italia permettiamo cose che all’estero non permettono. Siamo accomodanti in tutto. Gli facciamo fare quello che vogliono”.


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