10) Gabriel Barbosa “Gabigol”
Riporta il Flamengo sul tetto d’America.
L’ultima volta fu nel 1981: la maglia del “Mengão” l’avevano indosso Zico, Leandro, Andrade, Leo Junior, per capirci. Fu un 3-0 al Liverpool di Souness e Kenny Dalglish.
Doppietta scoccata quando per il popolo del River era già tripudio. E il Cristo Redentore si vestì di rubronegro.

9) Gonzalo Higuain
Al di là dei tanti episodi che hanno caratterizzato Atalanta – Juventus, la sua è stata una prestazione monumentale, per l’impatto avuto sulla gara dal punto di vista atletico e per come ha fatto girare l’attacco bianconero. I colpi di Dybala nel finale si sono presi la ribalta, ma la scena l’ha dominata lui.

8) Romelu Lukaku
Qualcuno continuerà a parlare di rodaggio da ultimare; qualcun altro di centimetri da sottrarre al giro vita. Lui, nel frattempo, ha messo a segno il decimo gol in campionato, in tredici presenze, con sette reti su azione e tre su calcio di rigore.

7) Felipe Caicedo
Stavolta il Panterone è bravissimo nel piroettare su sé stesso, coprendo la palla per poi battere a rete, segnando un gol che ha il peso specifico della ghisa, per la classifica di una Lazio che già stava provocando le consuete recriminazioni da occasione sprecata.

6) Josè Mourinho
Il suo primo Tottenham si rivela piacevole, dominante per buona parte della gara, troppo fragile in un finale quasi autolesionista, nella non facile trasferta in casa del West Ham. Però la porta a casa e, soprattutto, a casa ci è tornato lui, vale a dire su una panchina importante.

5) Fiorentina
Sintomatologia da implosione di un progetto tecnico. Sta cominciando a buttarsi via.

4) Mato Jajalo
Due falli plateali e grossolani, anche piuttosto pericolosi, che si traducono nei due cartellini con cui, nell’arco di dodici minuti, Pairetto lo estromette dalla gara, quando l’Udinese ha ancora trentanove minuti da affrontare. Autolesionismo in salsa friulana, o bosniaca se preferite.

3) Torino
La durezza dell’impegno contro una corazzata come l’Inter era ovviamente da mettere in preventivo. L’arrendevolezza mostrata dagli uomini di Mazzarri, però, è antitetica alla storia del Torino, oltre che molto poco in sintonia con le dichiarazioni di un gruppo che dice di voler salvare il proprio allenatore.

2) Mario Balotelli
Abbiamo appoggiato in pieno, senza se e senza ma, il suo gesto plateale e rabbioso al Bentegodi. Al netto della questione razziale, torna la ciclicità del suo farsi del male, quella che in troppe occasioni ha fatto implodere una carriera che sarebbe potuta essere strepitosa, per quello che la natura gli aveva messo a disposizione.

1) Il ritardo di Torino – Inter
Anno del Signore 2019: ci sono ancora quelli che non possono fare a meno di picchiarsi allo stadio.

Paolo Marcacci


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