Il Brescia è esistito e ha resistito per un’ora. Scomparso dal campo è riapparsa finalmente la Roma, nei gol, nella forma, nella sostanza, tenuta su da due difensori, proprio così, Smalling leone inglese e il nostro Mancini che, a mio giudizio, vale più come centrale della terza linea che come centrocampista là dove l’organico abbonda di uomini interessanti.

Senza il cartonato Balotelli (non può essere altro) il Brescia è stato più spigliato ma senza il peso e la cattiveria necessarie per molestare la squadra di Fonseca, comunque leziosa e prevedibile nel gioco, nel ritmo.

Un autogol di Cistana, per me trattasi di autogol mentre le imbecilli nuove regole hanno cancellato questo dato statistico dai tabellini attribuendo la trasformazione a Smalling, ha dato serenità ai romanisti e mandato in ansia i bresciani, nonostante la disciplina di Tonali che, dopo una prima frazione lucida è finito nel tulle.

Il resto è stato un allenamento, non un solo tiro in porta della squadra di Fabio Grosso e troppa confusione in fase difensiva, là dove la Roma ha messo i suoi migliori, di piedi, di testa, di fisico.

Bello di intuizione il gol di Mancini, su assist del suo sodale di reparto Smalling.

Segnalo Zaniolo, abbastanza opaco e anche indisponente (non è una novità, ma sta diventando una costante) al momento della sostituzione con ammonizione relativa.

Da annotare il ritorno al gol, roba piccola nel particolare, di Dzeko dopo dieci giornate di assenza. Tre punti dovuti ma non eccezionali.

Ora l’Europa League, per crescere ancora, per un doping di autostima.

Tony Damascelli


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