Il ‘Principino’ tra calcio e cucina. Claudio Marchisio, terminata la brillante carriera tra Juventus e Nazionale, sta portando avanti un’ottima esperienza nel campo della ristorazione.

Il mix perfetto tra cibo giapponese e tradizione italiana si collega alle vecchie caratteristiche che sprigionava sul terreno di gioco. Centrocampista completo, tecnicamente valido e dai sette polmoni. Fosforo e dinamismo nella mediana stellare della Juventus di Conte e Allegri.

Partenza migliore non poteva esserci per ‘Food Sport’. Tornano in onda, dopo la pausa estiva, Enrico Camelio con Francesco Di Giovambattista, il Direttore Ilario Di Giovambattista e le nostre Teste di calcio.

Ospite d’eccezione, appunto, il ‘Principino’ Claudio Marchisio

Il progetto ambizioso nella ristorazione

“I nostri ristoranti si chiamano ‘Legami – Sushi & More’. Ci occupiamo di cucina fusion giapponese e, nello stesso tempo, cerchiamo di mantenere sempre un’anima soprattutto italiana. Noi abbiamo lo chef executive, Stefano Callegaro, che ci aiuta in cucina non soltanto con i ragazzi stranieri ma anche quelli italiani. Proprio in questo momento stiamo festeggiando i 4 anni dalla prima apertura e stiamo rivisitando il nostro menù, mantenendo i nostri piatti più importanti, ma cercando di rinnovarci sempre”.

Sul brutto infortunio capitato a Zaniolo

“Dispiace davvero tanto per l’infortunio a Zaniolo, per il ragazzo e per il calcio italiano. L’altra sera ero lì  a seguire la Nazionale ed è stato un peccato vedere quella immagine. Sicuramente una massa muscolare importante, soprattutto in un calcio come quello di oggi dove è aumentata la velocità di gioco, provoca più rischi negli scontri. Ma soprattutto è interessante la statistica tra i giovani in età adolescenziale dove si registrano numeri importanti di legamenti saltati dagli 11 ai 15 anni. Questo è più preoccupante”.

La lotta al razzismo prima di tutto

“I temi sociali e della lotta al razzismo sono importantissimi. Purtroppo sono molto presenti in questo periodo. Ricordo benissimo la visita ad Auschwitz con la Nazionale agli Europei 2012. La prima andai in gita con le medie nei campi di concentramento di Mauthausen. Ad Auschwitz fu un momento dove uscivi fuori dal presente della competizione, per noi così importante, e ti ritrovavi dove il tempo si è fermato. Era impossibile non stare attenti a sentire i testimoni di quella tragedia”.

Scambio Marchisio-De Rossi: un affare quasi fatto

“Sì, c’è stata più di un’occasione di indossare la maglia della Roma. Una volta eravamo stati quasi messi in uno scambio io e Daniele De Rossi. Anche se, come ho sempre detto, speravo un giorno di giocare in un club con lui. Non penso di fare l’allenatore, perché non credo di esserne portato. Quest’anno inizierò il corso da dirigente, una strada che mi interessa sicuramente di più”.

Su Pirlo nuovo mister della Juventus

“Mi ha colpito non soltanto la decisione della prima squadra della Juve di affidarsi ad Andrea Pirlo, ma mi ha colpito anche la scelta in poco tempo di buttarsi in questa strada. Pensavo aspettasse un po’ di più. Ultimamente invece l’ho visto, prima ancora della decisione della Juventus, vedendo negli occhi, nelle idee e nelle parole che aveva trovato proprio il suo percorso. E’ una scelta affascinante e anche rischiosa per tutti e due. Però visto l’ultimo anno della Juventus, con i difficili rapporti con Sarri, credo sia il modo migliore per ripartire con un personaggio come lui”.

Il racconto del centrocampo dei marziani bianconeri

“Quel centrocampo, non so se il più forte, ma era il più completo. Noi ci completavano veramente tanto. Avevamo caratteristiche tutti quanti. Dalla fisicità e l’estro di Pogba, alla corsa, il senso del goal ed il recupero dei palloni di Vidal, la duttilità e la capacità mia, fino alla classe infinita di Andrea. Avevamo un centrocampo unico che, in quegli anni, si è scontrato con un altro grandissimo centrocampo del Barcellona di Iniesta, Xavi e Busquets”.

L’Atalanta ormai è una certezza

“L’Atalanta e la Lazio si sono ripetute negli ultimi anni. Ma l’Atalanta io la considero già una certezza del calcio italiano. C’è una grande società dietro, una grande struttura che ormai da anni sta dimostrando di essere una grande realtà. Penso di non trovare nessun italiano che non abbia tifato Atalanta contro il Psg che, per episodi, non è riuscita ad andare avanti. Chissà cosa sarebbe successo se avesse passato il turno. Perché poi quelle sono ondate di fiducia che ti portano a fare miracoli o cose stupende che il calcio regala, come il campionato del Leicester”.

Sulla Lazio in costante crescita

“La Lazio pure sta dimostrando di essere sempre in crescita, anche loro secondo me con un centrocampo di altissimo livello. Ci sono due giocatori che a me piacciono tanto. Uno su tutti Milinkovic-Savic. Ma anche tutti gli altri, ad esempio Luis Alberto, stanno facendo veramente grandi stagioni. Quest’anno sono andato davvero vicini a poter provare realmente a strappare lo scudetto alla Juventus. Il Covid ha stoppato un po’ il tutto. Credo che la partita che abbia rovinato il finale di stagione sia quella a Bergamo contro l’Atalanta. La Lazio nel primo tempo poteva sicuramente chiuderla e invece poi si è fatta rimontare”.

Pregi e difetti del vulcano Conte

“Conte allenatore non è insopportabile. Ovunque sia andato ha fatto crescere tutti. Il Chelsea l’ha riportato a vincere, la Juventus l’ha riportata a quello che sappiamo benissimo, la stessa Nazionale andando all’Europeo con una squadra che arrivava da un Mondiale orrendo e l’ha riportata su. La stessa Inter, guardando la classifica, è arrivata a un punto dalla Juventus. Quindi ovunque va semina bene e fa crescere soprattutto tanti giocatori. In primis, quest’anno, un giocatore come Barella. Caratterialmente bisogna saperlo prendere a volte. Quindi ci si scontra, ma è una persona schietta, bisogna prenderlo così come è, con i suoi lati positivi e quelli negativi”.


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