La storia della dinastia Lippi. Ieri Marcello in panchina, oggi Davide nella veste di agente di calciatori. Una professionalità nota e comprovata quella del figlio d’arte che oggi, con oltre 20 anni di esperienza, è a capo della Reset Group (agenzia di sport, marketing e procure sportive) e procuratore, tra gli altri, di Leonardo Spinazzola.

Davide Lippi è quindi intervenuto ai microfoni di Radio Radio nel consueto appuntamento con ‘Speciale calciomercato’. In studio Enrico Camelio con Francesco Di Giovambattista.

Come nascono operazioni alla Hakimi e Borja Mayoral?

Questi affari sono frutto di una serie di rapporti costruiti nell’ambito della nostra carriera. Io ho la fortuna di poter collaborare con tantissimi agenti in tutto il mondo, con tantissime società in tutto il mondo. Da 20 anni faccio questo mestiere e ho raggiunto una buona esperienza.

Questi trasferimenti sono il risultato non solo di qualità tecniche personali, ma soprattutto sono frutto di conoscenze internazionali e nazionali costruite nel tempo. Nel caso specifico c’è stata la fiducia di club come l’Inter e la Roma che hanno riposto nei miei riguardi. Poi siamo stati bravi a portare a termine la trattativa“.

Mayoral

Borja è un ragazzo strepitoso, un professionista esemplare e si vede che ha giocato in un grande club come il Real. È il giocatore che ha fatto la storia del settore giovanile delle merengues, è arrivato a Roma in punta di piedi sapendo di trovare un centravanti di livello come Dzeko. Si è messo sotto a lavorare con umiltà. La Roma ha stipulato un accordo proprio per farlo crescere, ossia un prestito di diciotto mesi con la possibilità di acquisto nei due anni. Sa che deve sfruttare le opportunità quando Dzeko non c’è e lo sta facendo.

Spinazzola-Politano: chi avrebbe fatto l’affare?

È sotto l’occhio di tutti chi ci ha guadagnato. La partita che Spinazzola fece subito dopo a Genoa fu davvero quella della svolta. Ha dimostrato di avere grande carattere e personalità.

Come mai Fonseca non si accorgeva della forza di Spinazzola?

A Roma si è dovuto adattare, ma il suo percorso è stato caratterizzato da tante evoluzioni. A destra aveva qualche problema, però poi alla fine è uscita fuori la grande qualità di Leo.

Onori e oneri del cognome Lippi

Per me non è mai stato un vero peso ma un orgoglio poter crescere vicino a un personaggio come mio padre. Quando iniziai a fare l’agente e glielo comunicai lui disse: ‘Di sicuro non ti prenderò mai un calciatore’. Dopo però fu una cosa positiva. Poi ci fu quella parentesi difficile del 2006, quando sono riuscito ad uscire indenne da tutti i processi federali e penali.

Di sicuro, chiamarci come ci chiamiamo, ci dà dei vantaggi. Ci ha dato la possibilità di aprirci delle porte e di poterci sedere a determinati tavoli. Poi se non hai dei contenuti tuoi, alla fine, ti alzi anche velocemente da quei tavoli. Sicuramente non è stato semplice, perché qualche etichetta me la sono dovuta staccare di dosso, però questo cognome me lo sono portato sempre con grande orgoglio.

Detto questo una volta mi fermò all’aeroporto un bambino e mi chiede di fare una foto: “Ma tu sei il figlio di Lippi!” dice.
A un certo punto mi ferma un ragazzino che mi chiede una foto e guardandomi mi fa: “Ma tu sei l’agente di calciatori, sei Davide Lippi!”.
A quel punto me lo abbraccio tutto e me lo bacio. E’ stata una delle prime volte in cui mi sono reso conto che il percorso intrapreso era giusto.

Retroscena e trattative sfumate

Ce ne sono due o tre che avevo seguito a gennaio per alcuni club, una ve la dico perché mi ha rincresciuto particolarmente, ma alla fine può succedere: Scamacca non è uscito dal Genoa e il Genoa non ha potuto prendere quest’attaccante del Basilea di 22 anni molto forte, si chiama Arthur Cabral. Sono dispiaciuto perché secondo me è molto forte. Il Genoa avrebbe fatto un affare secondo me, anche se non è detto che poi non lo prendano a giugno magari, nella vita non si sa”.