Il nuovo Dpcm ha colpito duramente anche il settore culturale. La chiusura di cinema e teatri permarrà almeno fino al 24 novembre. Al riguardo Dario Franceschini, ministro della Cultura, appoggia questa chiusura e lancia un appello alle televisioni italiane richiedendo un sostegno straordinario alla diffusione del materiale culturale nazionale: “In un momento così difficile il ruolo delle emittenti televisive può essere determinante per sostenere il mondo della cultura e dello spettacolo, già duramente colpito dalla prima fase della pandemia”.

L’opinione pubblica e i direttori artistici si dividono invece in due fazioni distinte: da un lato c’è chi sostiene l’operato del Ministro Francheschini e, dall’altro, vediamo invece manifesti e manifestazione contrariate. A gran sorpresa Luca Barbareschi, il direttore artistico e proprietario del Teatro Eliseo, non è contro Franceschini, anzi, lo difende. Nonostante lo stesso Barbareschi ha dovuto chiudere il suo teatro per mancati finanziamenti, ben prima del lockdown.

A “Un giorno speciale” chiarisce la sua posizione al riguardo ed evidenzia la situazione precaria dell’industria culturale che, a detta del direttore artistico, inizia molto prima dell’appello di Franceschini. Ecco il suo intervento.

“Sono l’unico che non ha firmato il documento contro Franceschini. Essendo l’unico che in questi anni si è confrontato al riguardo ottenendo delle cose. Non ho firmato perché da anni sto tentando di dire ai miei colleghi del teatro che sono inesistenti dal punto di vista industriale. Franceschini ha trattato tutto il reparto teatrale come si merita, come una non industria.

Quando ci si confronta con la politica, che io ho fatto, vuole essere nutrita dalle associazioni che devono presentare un prodotto chiave in mano alla politica del prodotto teatrale in questo caso e far sì che il ministro vada dal ministro delle finanze e questo si trovi nella posizione di dire che per rimettere in piedi il sistema teatrale dal vivo ci voglio x milioni di euro.

Non è colpa di Franceschini se i teatri sono chiusi. Si trova davanti un comparto industriale inesistente. Il Covid è un’opportunità per il teatro, adesso vogliamo rimettere al centro la qualità del prodotto e creare un sistema industriale? Io sono sempre fuori dal coro perché ho sempre pensato in maniera industriale. Ci accontentiamo delle elemosina.

Ho dovuto chiudere l’Eliseo prima del lockdown. Continuiamo a parlare di diritto a lavoro. Io voglio parlare di dignità. Quando si è saputo che l’Eliseo era in difficoltà nessuno ha sprecato una parola meno che Francesco Montanari e, mi sembra, Elena Sofia Ricci. Per il resto vergognatevi. Il problema è la “mafietta” ossia essere amico di quello o quell’altro. Io non lo sono, faccio lavorare solo chi di dovere”.


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