Teresa Bellanova non ci sta, e lo ha già dato ampiamente a vedere nei giorni del nuovo decreto del primo Ministro Conte che anticipa la chiusura dei locali alle 18.00, mentre dà lo stop allo sport, segnando inesorabilmente un fatturato già ampiamente in calo da molti mesi.
Il Ministro esponente di Italia Viva dà voce al partito “outsider” della formazione di Governo per esprimere il dissenso dei renziani: “Le misure devono avere basi scientifiche” dice a Lavori in Corso. Un punto sul quale in molti chiedono chiarezza, visto che dei protocolli con l’andamento della celeberrima curva nelle piccole attività o a scuola, esistono e sono fattibili.

La domanda che però spesso si sente nella bocca dei sostenitori delle misure esposte nel nuovo Dpcm è sempre la medesima: qual è l’alternativa?
Dai trasporti, alla scuola, passando per le piccole attività verso le quali Teresa Bellanova si è subito mostrata sensibile: ecco la ricetta del Ministro per ripartire nell’intervista di Stefano Molinari e Luigia Luciani.

Abbiamo dichiarato di non essere d’accordo perché, così come dall’inizio di quest’emergenza sanitaria gravissima, noi continuiamo a ritenere che le scelte che il Governo debba assumere debbono essere su basi assolutamente scientifiche. In questi mesi abbiamo detto alle persone, alle aziende, alle attività produttive quello che bisognava fare per evitare il diffondersi del Covid. Se non c’è una base scientifica per dimostrare che quelli sono luoghi di diffusione del virus non possiamo dire “avete adottato i protocolli ma adesso chiudiamo lo stesso”.

Spero che non ci stia andando verso un lockdown generale, perché noi sappiamo dall’inizio e continuiamo a registrare che non c’è ancora un vaccino. Noi dobbiamo convivere con questo grave problema rappresentato dal Covid applicando misure giuste.
Noi sappiamo dalla comunità scientifica che i luoghi come la scuola non sono quelli un cui si sta diffondendo il Covid. Abbiamo il problema dei trasporti, non possiamo perdere tempo a dire se siamo o noi i migliori d’Europa. Dobbiamo usare le nostre risorse per intervenire dove ci sono le criticità maggiori.

Chiudere la scuola significa creare una doppia criticità, perché noi da una parte mettiamo in discussione il diritto alla formazione e rischiamo di creare un problema alle donne che abbandonano il luogo di lavoro.
Se c’è un affollamento dei mezzi pubblici, interveniamo facendo ricorso anche ai privati, come gli autobus turistici, e li impegniamo per decongestionare i mezzi in funzione.

Un’altra forte criticità è nella sanità: ci sono regioni che stanno bloccando i ricoveri non urgenti, ma per le persone che non stanno bene la loro patologia è la cosa più urgente. Avere diritto alla salute in quel momento è la priorità totale per quelle persone, e stiamo chiamando in servizio i medici che sono andati in pensione.
Vogliamo affrontare queste criticità e dire che non c’è più un minuto da perdere? Le risorse del MES vanno utilizzate e non si risolve il problema chiamando in servizio i medici in pensione“.


ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE YOUTUBE

LEGGI ANCHE: