Che gli americani dettassero legge era fatto notorio, ma come raggiungono lo scopo, forse lo è un po’ meno.

L’invenzione del “politicamente corretto” dopotutto è opera loro, è il linguaggio imposto dalle lobbies che governano in modo oligarchico il Paese che ha la pretesa di considerarsi patria della democrazia.

La classe dominante, e non mi riferisco specificamente ad un singolo Stato, ha addirittura la pretesa di esportarla la democrazia, quasi fosse una merce.

La democrazia non è quindi, una forma di governo che matura nella coscienza di un popolo, il quale liberamente sceglie di viverla con responsabilità e consapevolezza, ma un totem da imporre, come una dittatura, a dei presunti incivili che dovrebbero poi, allinearsi a dei rigidi dettami, spacciati per regole democratiche.

Un riedizione della cristianianizzazione delle Americhe  da parte dei conquistatori alla Pizzarro. A suon di massacri e deportazioni schiaviste. D’altro canto pure la storia americana nasce anche attraverso la reclusione degli indiani nelle riserve, legittimi abitatori espropriati da parte di civilizzatori scrupolosi, generosamente dediti alla promozione dell’unico stile di vita possibile e tollerabile, il loro.

Certo, come possa nascere la democrazia dalla discriminazione, dall’espropriazione e dalla ghettizzazione di ogni forma di dissenso, è francamente tutto da comprendere.

Ma occupiamoci dell’odierna democrazia, piuttosto che delle sue origini, in Paesi, che se ne sentono detentori e protettori.

Molto spesso approfondendo le più rigorose forme di democrazia presenti nel pianeta ci accorgiamo che dietro ci sono oligarchie potentissime in cui i rappresentanti del popolo sono polverizzati in lotti comprendenti milioni di elettori che realizzano il sogno di entrare in Parlamento grazie a campagne elettorali completamente finanziate dalle lobbies alle quali si votano mani piedi.

Oligarchie plutocratiche (governo di pochi fondato sulla ricchezza) pronte a guerreggiare nel mondo in nome della democrazia, ma per conto di interessi finanziari, spesso speculativi e massonici.

La democrazia ridotta a rango di mera nobile insegna, direi marchio collaudato e condiviso, da esportare come cavallo di Troia per favorire interessi, talvolta biechi, cinici ed opportunistici senza farsi scrupoli di raggiungere i reali obiettivi attraverso finanche lo scontro armato, ovvero le sanzioni economiche, oppure lo sfruttamento delle risorse dei territori o della gente che vi risiede.

Per non parlare di forme di sostegno a formazioni criminali, od a forze destabilizzatrici, ovvero la tranquilla negoziazione con dittatori dispotici e crudeli.

La finta democrazia doveva pertanto, scrivere un libro verde o rosso, ma visto che già ci aveva pensato qualcun altro, hanno inventato il politicamente corretto, una liturgia da ossequiare con pari devozione.

Una liturgia che trascura tutto il processo democratico che anticipa e presiede la decisione.

Una liturgia che parte dalla decisione come verità assoluta, che prevede l’abiura e la ghettizzazione nei confronti di ogni forma di ragionato dissenso.

Il politicamente corretto allontana ogni forma di ragionamento, di emancipazione culturale.

Non serve è già tutto scritto e definito, è sufficiente allinearsi, meglio se acriticamente.

E’ il politicamente corretto che ha inventato la semplificazione, direi più correttamente la superficializzazione.

Meglio una massa incolta ed ossequiosa, che una massa critica e ribelle.

È stato sufficiente impoverire i partiti ed i movimenti di una scuola di formazione politica e di una selezione della classe dirigente per avere parlamentari di basso rango.

Un gioco da ragazzi per il politicamente corretto governare il campo, ormai lasciato a due graditissime frange di inetti, che volteggiano nel nulla, coloro che vivono di consensi clientelari e coloro che vivono di consensi demagogici.

Chi ha già deciso dall’alto, controllando quasi tutti i principali mass media ed il 90 per cento delle risorse finanziarie del pianeta, nel vedere saltimbanchi, demagoghi e clientelisti, darsele prima di santa ragione e poi accoppiarsi, scoppiarsi e riaccoppiarsi nella meraviglia di straordinarie lune di miele, vede realizzati i suoi piani di abbattimento di ogni sorta di umana consapevolezza, di riduzione ad uno stato ante civiltà, di legittimazione dei propri voleri ad una massa artatamente fuorviata e miseramente indebolita.

Il politicamente corretto ormai si è impadronito di un consistente ramo della sinistra, della destra mercantile, e gongola dinanzi alla demagogia del movimentismo di piazza, e dei nuovi schizofrenici “capitani di avventura”.

Il politicamente corretto ragiona per i propri interessi secondo le più raffinate teorie del potere, si avvale di reggitori che si sono formati nei meandri della filosofia classica e che hanno poi approfondito la propria preparazione nelle più danarose e prestigiose università dell’alta finanza, mentre pretende di oscurare Socrate, Kant, Cartesio, ma direi anche Gramsci e Benedetto Croce (solo per fare qualche nome) alle masse.

Hanno iniziato a distruggere la classe dirigente politica svilendo il significato profondo della preparazione, della formazione e dell’esperienza, che si acquisisce in anni di militanza nel settore o nei settori affini, relegando la politica al rango di materia inferiore che non necessita di alcuna abilità. 

Si disse che un grande imprenditore, il quale scende in politica, può apportare a questa grandi benefici!!

Mi dite un solo esempio che si ricordi di imprenditore che nel passato abbia innovato la scienza politica?

Ricordo sempre, che Einstein all’apice della sua esperienza scientifica e filosofica, sosteneva che la politica fosse un’arte più difficile della fisica.

Occorre avere rispetto per la politica come per la fisica.

Togliatti e De Gasperi, persino Calamandrei, illustre giurista, riusciva nella politica perché la studiava e la svolgeva quotidianamente e parallelamente alla sua professione e dette il suo eccellente contributo quasi sostanzialmente nel settore di sua specifica competenza.

Come correttamente non si può dire che un grande imprenditore possa essere anche un grande chirurgo, al contempo, tale affermazione non può che valere anche per la politica che è arte meritevole perlomeno di pari dignità.

Le teorie massificatrici dell’uno vale uno sono, di fatto, il risultato di uno svilimento delle istituzioni democratiche che ha origini lontane e che passa per la candidatura di nani e ballerine quale gratifica per faccendieri e servitori a vario titolo della corte del capo.

Alla faccia dei rappresentanti del popolo. 

D’altro canto la sfascio delle scuole di partito e della scomoda cultura politica come professione nobile ed impegnativa a cui dedicare la propria vita, ha portato alla ribalta piccoli bossetti locali, quinte fila della politica di un tempo, angolo clientelare, assurto a ruolo di primo piano.

Capibastone detentori di un consenso grassatorio e gentilizio a cui si inchinano segretari di partito senza scrupoli che pur di tenersi a galla concedono loro seggi e potere.

Una vera e propria devastazione dell’istituzione parlamentare ove gongolano usurpatori e parassiti di ogni risma, pronti a vendersi non soltanto l’anima propria, ma a barattare gli interessi della nazione per mantenersi al potere.

Una barca senza timone, ormai alla deriva, popolata perlopiù da infimi omuncoli che tentano di buttare a mare il proprio avversario senza esclusione di colpi, in un clima becero ed inconcludente.

Già vedo i signori cinici della finanza internazionale che gongolano al cospetto dell’Imbarcazione Italia che individua tra i problemi del Paese:

  1. il taglio dei parlamentari per ragioni economiche (giova sul punto precisare che tale operazione inciderebbe sulla spesa pubblica per un importo pari allo 0,007 per cento !?!);
  2. evitare l’aumento dell’IVA (nessuno dice che si tratterebbe di una misura ad invarianza pari a zero, perché, o aumenti l’IVA o la sterilizzi tagliando la spesa pubblica del paese per un importo in miliardi pari a quanto è necessario per evitarne l’aumento);
  3. costruire un nuovo Vallo di Adriano, ovvero linea Maginout dei mari tra la Libia e l’Italia per risolvere definitivamente la questione migranti (forse la vicenda è un pochino più complessa).

Duemila anni fa quel tipo di imbarcazione avrebbe trovato il suo naturale approdo al Colosseo a cui il popolo romano avrebbe riservato, nell’ingegnoso artifizio lacustre, un’attenzione pari a quella che si riservava ad uno spettacolo circense.

Enrico Michetti


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