Un contratto, tale è il rapporto che ha unito la Lega ed il Movimento 5 Stelle, ha sempre clausole di recesso.

Non si tratta di vincoli a vita.

Uscire e quando uscire dal vincolo lo si può fare in qualsiasi momento, nella piena libertà, lo dice il codice civile.

Le preoccupazioni del Presidente Conte sulle legittime aspirazioni dell’esponente della Lega di un Governo politico al posto di un compromesso (contratto) tra forze antitetiche, si rivela francamente molto discutibile.

L’idea che senza il Presidente Conte l’Italia sia di fatto morta, dinanzi peraltro a risultati complessivi dell’azione di Governo piuttosto modesti, evidenzia un attaccamento alla poltrona che non si ricordava dai tempi di Mario Monti.

Da tecnico, non eletto, il Presidente dimissionario avrebbe forse dovuto astenersi dal svolgere considerazioni marcatamente politiche, spiegando addirittura cos’è la politica (la sua probabilmente) ed i comportamenti che dovrebbe tenere un politico.

Mi lascia molto perplesso l’ossessivo atto di accusa nei confronti del Ministro dell’Interno persino censurando il suo modo di far campagna elettorale.

Forse dimenticando che sino a ieri non soltanto era il suo Ministro dell’Interno, ma soprattutto il suo vice.

Infine, il Presidente Conte ha citato nel suo discorso tutto ciò che si dovrebbe fare, evidenziando con ciò, tutto quello non è stato fatto e che invece il Governo avrebbe dovuto fare.

Purtroppo, quando un Governo giunge al capolinea c’è sempre chi non ci sta e di solito è sempre chi ha più da perdere.


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