Ho avuto modo di sentire personalmente, per i saluti ferragostani, alcuni parlamentari di schieramenti contrapposti.

Nessuno vorrebbe andare al voto, come del resto nessuno vorrebbe il taglio dei parlamentari, poi, per ordine di scuderia sono costretti ad allinearsi alle decisioni di partito, non per convinzione, ma per conveniente sottomissione.

Attenendoci ai massimi sistemi, tanto la Meloni, quanto Salvini con le loro formazioni in crescita di consensi spingono per elezioni immediate.

Berlusconi, di cui gli alleati ne temono la natura mercantile, si è allineato al carro del centro destra, da leader ridimensionato, con un partito apparentemente in calo, ma pronto a prendere la scia del Carroccio forte del peso ancora decisivo dei suoi consensi stante l’attuale legge elettorale.

I parlamentari del centro destra, come del resto tutti gli altri, sotto sotto non cambierebbero una poltrona certa per una incerta, per quanto relativamente sicura.

Del domani non vi è certezza!

Renzi che, nell’attuale truppa di deputati e senatori ha tanti amici, se si andasse al voto, con il cambio di segretario al vertice del PD, rischierebbe di veder assai ridotta la propria schiera di parlamentari, e quindi, non ha mandato gregari o seconde fila a cercare di dipanare una matassa molto ingarbugliata, ma è sceso in prima persona nell’agone parlamentare a perorare, a suo dire, “la causa del Paese”.

Zingaretti al contempo, attraverso il voto potrebbe prendere effettivamente in mano il partito, e non dare eventualmente il tempo ad eventuali transfughi di riorganizzarsi altrove.

Dietro non ci sarebbe quindi, soltanto la necessità di evitare l’aumento dell’IVA, di approvare la finanziaria, ma soprattutto la preoccupazione che a fare le liste nella prossima campagna elettorale ci sia il nuovo segretario.

Come del resto non sono stati certo i tanti “no” del m5s a motivare la Lega a rompere, ma i sondaggi favorevoli al partito di Salvini.

Sarebbe ipocrita negare che la Lega abbia ritenuto, del tutto legittimamente, che attraverso nuove elezioni avrebbe potuto liberarsi da un vincolo contrattuale divenuto a suo dire sempre più scomodo ed asfissiante.

Governare è sempre difficile, farlo in coabitazione con altri, lo è ancora di più, soprattutto se poi, nel dettaglio emergono sensibilità troppo diverse.

Anche se, come ripeto, il propellente che ha incendiato e quindi, distrutto l’accordo iniziale non è stata tanto la disarmonia, ma i sondaggi che davano la lega in crescita vertiginosa ed il movimento in picchiata.

Non mi scandalizzerei troppo del cinismo e dell’opportunismo in politica.

Ognuno pensa per se e pochi al paese, men che mai i partiti ed i movimenti che si vergognano a tal punto dei ciucci che hanno inviato in Parlamento che li vorrebbero tagliare.

Iniziò Berlusconi, lo seguì Renzi ed oggi il M5S, con la Lega che sembra d’accordo.

Un servizio straordinario al Gruppo Bilderberg che da anni perora (quasi impone) la tesi del taglio dei rappresentati del popolo nei diversi parlamenti europei, peraltro favorendo la nascita di Collegi sterminati, dove per essere eletti contano soltanto i soldi, che le lobbies sono pronte ad investire (o forse sarebbe più opportuno dire a “comprare”, i parlamentari s’intende).

Si porta ad esempio il Parlamento degli Stati Uniti in cui i parlamentari sono pochi, in collegi vastissimi, in cui per essere eletti occorre essere sostenuti dai colossi dell’alta finanza in grado di sborsare milioni di dollari (lì è tutto regolare).

Negli Usa si eleggono soltanto formalmente i rappresentanti del popolo, ma di fatto si eleggono i rappresentanti delle lobbies.

E senza veri rappresentanti del popolo il tenore delle norme è eloquente, se il povero disgraziato si sente male e non ha i soldi per pagarsi una polizza assicurativa ci sono degli addetti negli ospedali americani pronti a buttarli fuori dal nosocomio se soltanto provino a varcarne la soglia.

Ma tornando alla crisi di governo, come è legittimo per una forza politica promuoverla è altrettanto legittimo per le atre forze politiche trovare una nuova maggioranza in Parlamento.

Il discorso del Presidente della Repubblica è stato ineccepibile.

Ora le parti in campo si annuseranno, cercheranno di sminare il terreno dalle trappole e come è accaduto per il primo contratto probabilmente ne troveranno un secondo con attori diversi.

Escluderei ritorni di fiamma, anche perché sarebbero davvero patetici.

I programmi avranno la loro importanza, ma ancor prima la faranno da padrone la strategia e la tattica, occorre esser fortunati che gli interessi dei partiti e dei movimenti coincidano con quelli del Paese affinché possa accadere qualcosa di buono.

Governare logora probabilmente, ma per alcuni partiti tradizionali la distanza dal potere logora ancora di più.

Ecco quindi, che le crisi talvolta rappresentano una manna dal cielo per chi era apparentemente ridotto all’angolo.

Poi, in politica le chiacchiere se le porta via il vento e quando la comunella diventa conveniente i nemici giurati di ieri diventano i migliori alleati di oggi.

Tutto già visto.

Sapete come la penso. A me non interessano i partiti e i movimenti e non mi interessa se si vada ad elezioni o meno. Non ho pregiudizi nei confronti di alcuno, ma soltanto a cuore una buona amministrazione.

Enrico Michetti


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