L’Italia ricomincia a respirare. Scattano i nuovi provvedimenti che, almeno per ora, sembrano prevedere un allentamento delle misure restrittive rispetto ai mesi precedenti. L’emergenza sanitaria persiste ma, da quando è iniziata la bella stagione, i contagi sono diminuiti. Ragion per cui il Governo Draghi ha preso alcune decisioni, tra le quali lo slittamento del tanto discusso coprifuoco: dalle 22:00 alle 5:00 si passa dalle 23:00 alle 5:00. Una sola ora in più ma che, per tanti locali, sarà una boccata di ossigeno.

“Con il coprifuoco si è stati sempre molto tolleranti. E’ un discorso di libertà della persona. Quale scopo vuoi raggiungere?“. Così domanda in diretta il professor Enrico Michetti, Direttore di Gazzetta Amministrativa, cercando una spiegazione a una norma che il nostro Paese fino a questo momento aveva conosciuto solo in tempi di guerra.

A ciò Michetti ha aggiunto anche una riflessione sugli effettivi aiuti ricevuti dal nostro Paese nelle prime fasi dell’epidemia: in che modo l’Unione Europea ha aiutato, se lo ha fatto, l’Italia?

Questo il parere del Prof. Michetti, con Stefano Raucci.

“E’ una contraddizione. Quando una norma prevede la non tolleranza, significa che quella norma non è scritta bene. Non risponde pienamente a quel presidio che si vuole, in qualche misura, tutelare.

Con il coprifuoco si è stati sempre molto tolleranti. Non credo che questa misura fosse adottabile. E’ un discorso di libertà della persona. Quale scopo vuoi raggiungere? Il rispetto ossequioso della legalità. Benissimo, ma non credo che sia il coprifuoco il problema del paese. Noi facciamo parte di un continente, se esiste almeno un’Unione. Le regioni che, a mano a mano, diventavano critiche le abbiamo lasciate sole, senza ossigeno, e ognuno si faceva gli affari propri.

Noi abbiamo avuto la pandemia quando l’Europa non ce l’aveva. Non è un’Unione, è una somma inutile di soggetti. L’Unione Europea ha un suo scopo, un suo motivo di essere. Lì avrebbe dovuto concepire una cabina di regia che, in parte, si sarebbe dovuta occupare della prevenzione. Per cui la ricerca su quelli che erano i modelli, le soluzioni, per evitare che la malattia, una volta che aggredisse il soggetto, non lo trovasse debole. E dall’altra parte bisognava investire sulla cura.

Se l’Europa esiste, è in questo momento che doveva battere un colpo. Ecco perché su di essa calano delle ombre”.