La sanità è in prognosi riservata: staccano la spina? | con Pastorelli, Contri, Garavelli

La sanità italiana, inevitabilmente, continua a essere un tema centrale del dibattito pubblico. In primis perché già di per sé rappresenta uno dei settori nevralgici della vita di un degno stato di diritto. In secondo luogo perché, purtroppo, ormai da anni si è rivelata una delle vittime principali dei tagli dei fondi da parte dei vari governi. In diretta su “UN GIORNO SPECIALE”, Fabio Duranti ha intervistato sulla questione la giornalista Martina Pastorelli e il Prof. Alberto Contri

Martina Pastorelli ▷ Crisi della sanità pubblica: riduzione dell’uomo e aziendalizzazione

Che cosa vuoi dire, Martina, quando parli di una situazione preoccupante nella sanità?

Penso che tutto rimandi a una chiara riduzione dell’uomo. Questo processo, che in realtà è iniziato molto tempo fa, ha portato a una progressiva aziendalizzazione della sanità. È subentrata una logica aziendalista anche in quello che dovrebbe essere uno dei principali luoghi di esercizio dei diritti fondamentali dell’individuo, come sancito dalla Costituzione.

L’efficientismo ha invaso anche questo settore. Le politiche sanitarie attuali sono profondamente antiumane, riducono il fattore umano a una macchina di prestazione di servizi. Il medico è sempre meno un professionista e sempre più un impiegato: inserisce dati, riferisce risultati prodotti da un algoritmo, diventa un esecutore.

Sanità – Fondi sprecati e priorità sbagliate

Il Covid avrebbe dovuto insegnarci qualcosa. Se c’erano fondi da investire, dovevano essere destinati al potenziamento del sistema sanitario, per colmare i buchi creati negli anni. Invece sono stati dirottati su digitalizzazione e transizione ecologica. La gente dovrebbe riflettere su questo e trarre le dovute conseguenze. Le liste d’attesa infinite, i tagli ai posti letto, le differenze nei pronto soccorso—con strutture di serie A e serie B—sono diventate realtà. E chi ha i mezzi, può accedere alle prestazioni anche nel pubblico… ma a pagamento. Questa è una cesura sociale profonda.

Dignità, accesso alle cure e società diseguale

Stiamo andando verso una società divisa, in cui solo chi può permetterselo avrà accesso a una sanità dignitosa. Gli altri no. Non potranno curarsi, essere assistiti, nemmeno in modo basilare. Tutto ciò è possibile perché l’uomo è stato spogliato della propria dignità. È stato convinto che il suo valore sia basso. E chi pensa di valere poco, chiede poco e accetta tutto. È questo il vero pericolo, anche nel campo della salute.

Alberto Contri ▷ Sanità: controllo digitale e scelte politiche discutibili

Alberto, Pastorelli denuncia una deviazione sistemica di fondi verso la digitalizzazione e il green deal, a scapito della sanità. C’è una regia o solo incompetenza?

Potrei dire entrambe le cose. Ho lavorato 21 anni nella formazione della classe medica per l’industria farmaceutica, conosco il sistema. Ho frequentato molti ospedali per problemi personali. E posso dirti: le cose sono più complesse di quanto sembrano.

Differenze tra medici di base e ospedalieri

Dobbiamo distinguere tra micro e macro. Sul macro è chiaro: 800 miliardi destinati alle armi, che nelle guerre moderne non servono quasi più, mentre si dimentica la sanità. Ma sul micro… bisogna capire. Il medico ospedaliero spesso è un eroe, fa orari impossibili e lavora con passione. I problemi nascono anche dal fatto che la gente si riversa al pronto soccorso per tutto, anche per un’unghia incarnita. Questo perché il medico di base ha gli studi pieni, non riesce a ricevere, e quindi la pressione finisce tutta sugli ospedali. Io stesso sono stato tre giorni su una barella al San Donato, passando dietro a tutti. Ma se vai in ospedali iper-specializzati, come il Monzino, sei visitato in 40 minuti. Dipende tutto dalla struttura”.

Una lobby difficile da riformare

Il vero problema? I medici di base non dipendono dal Ministero della Sanità. Sono legati a un’associazione, l’Ordine dei Medici, che è di fatto una lobby. Questo blocca ogni tentativo di riforma. Per esempio, il ministro Schillaci vorrebbe creare centri associati di medici di base con pronto soccorso integrato. Ma trova una resistenza durissima da parte loro. Quando lavoravo all’Istituto Superiore di Sanità e cercavamo di fare campagne sulle malattie rare, avevo detto: educate i medici di base a fare screening, e poi a indirizzare i pazienti agli specialisti. Ma mi risposero che non si poteva: il Ministero non può obbligare i medici di base a fare corsi, nemmeno quelli fondamentali. Serve l’autorizzazione dell’Ordine. È assurdo.

Vaccinazioni, fondi e incoerenze

Parliamoci chiaro: molti medici di base non si sono certo opposti quando c’era da guadagnare 80 euro all’ora per vaccinare. Si sono precipitati. Per questo motivo, io non ho particolare stima per questa categoria, almeno in termini generali.

GUARDA L’INTERVENTO INTEGRALE SU “UN GIORNO SPECIALE” – CON FABIO DURANTI