Sarri, Tare e la comunicazione. Chi è libero, chi è servo

Vendere carciofi (o qualsiasi altro tipo di ortaggio) non è mai stato un mestiere disprezzabile.
Un ortolano affidabile però porta a tavola un buon prodotto, e soprattutto la sua descrizione del prodotto trova poi riscontro. Ecco che il mestiere del “carciofaro” diventa improvvisamente più nobile di quanto si possa pensare.
Nobile come il mestiere del direttore sportivo, che pure talvolta può scivolare e farti comprare prodotti avariati.
Ne è stato preso atto in entrambi i casi. Chi pensa di ascoltare “Radio Tare” dovrebbe risintonizzare le frequenze, scoprirebbe che da tantissimo ormai non parliamo con il Ds biancoceleste. Anni.
Chi ascolta Radio Tare (non Radio Radio) con attenzione ha sentito critiche ed elogi per l’uno e per l’altro.

Già, perché il tema Europa è il punto negativo della stagione di Mister Sarri. La Conference poteva e doveva essere onorata al meglio. Basta guardare la Fiorentina, squadra nettamente inferiore alla Lazio ma oggi ai quarti di finale con prospettive di arrivare in fondo.
I viola non reggono il confronto con la Lazio, basta guardare la Classifica della Serie A.

E qui andiamo al capitolo campionato: gli elogi per Sarri si sono – giustamente – sprecati a secondo posto conquistato. Anche qui, però, vale la logica dell’amico vero e del giornalista attento: quello che non va occorre dirlo, e non per mero spirito critico (che pure servirebbe a giuste dosi) o faziosità, ma per avere il quadro esauriente di una realtà complessa.
Dire quindi che si poteva far meglio con la gestione di Marcos Antonio, di Gila o di Maximiano – ricordando il rapporto travagliato con Luis Alberto (ora pilastro) che fece rischiare la cessione a zero – è un esercizio di stile per chi vuole osservare il fenomeno Lazio nella sua interezza; così come far notare che c’era la possibilità di prendere Simeone (detto da noi e confermato dal suo procuratore) in prestito con diritto di riscatto.

Sulle frequenze di Radio Tare si è criticato aspramente anche il Ds, ricordando che i meriti e le colpe sul campo vanno redistribuiti: l’uscita dalla Coppa Italia contro una Juve mai così preda come in quel momento, così come l’eliminazione in Conference League non sono piaciute neppure alla società, che non ha gradito nemmeno certe dichiarazioni atte a ridimensionare le coppe, demotivando i giocatori.
Non serve essere in stretto rapporto con il dirigente o con l’allenatore della Lazio per farlo notare, non serve avere interviste (da tempo innumerevole non cediamo il microfono a Tare) né esclusive quando il mister era fresco di presentazione a Formello. Non occorre tutto questo per fare critiche o elogi.

Vendere carciofi e dare notizie si fa a ragion veduta. Con le fonti con le quali abbiamo dato con largo anticipo Vlahovic alla Juventus (qualcuno diceva fosse impossibile), Dybala alla Roma (qualcuno lo dava sicuro all’Inter) e smentito Zaniolo al Fenerbahçe.

Si facciano gli applausi a mister Sarri per un campionato finora sontuoso, per un secondo posto oltre le aspettative, per un gioco che – tolto il Napoli – fa invidia a mezza Serie A. Perché tutto ciò dovrebbe escludere critiche, anche forti ma non cattive, se la Lazio fallisce in tre competizioni contro avversari più deboli?
Ai posteri – e ai giornalisti – la sentenza sulla classifica finale e sul prossimo mercato.
Un consiglio: attenzione a non raccogliere i carciofi troppo presto.