In una stagione dall’andamento così incerto e quasi schiavizzata, più che caratterizzata, dagli episodi, mai ci sogneremmo di dire che il Milan “vede” lo scudetto, come si dice in gergo. Certamente, i rossoneri contano una curva in meno verso il traguardo tricolore, oggi. 
Una cosa è certa, perché la conferma viene dall’indiscutibile tracciato della statistica: Mike Maignan anche oggi ha sfoderato la parata indispensabile, quella che pesa sull’andamento della partita e che arriva nel momento decisivo, per il minutaggio e per l’andamento del match, prima e dopo la sua risposta incredibilmente reattiva sulla girata di testa di Cabral, che stava per segnare la rete viola al minuto 76, vale a dire in una fase della gara in cui il Milan sarebbe stato travolto per i minuti restanti da una frustrazione inesorabile.

La risposta del ventiseienne francese è stata, a suo modo, un mezzo gol, dal quale San Siro ha ricavato, dopo aver preso un battito cardiaco, le risorse per grattare un po’ di decibel in più dalla propria voce, già messa a dura prova. 
Dalla storia di questo campionato milanista, soprattutto se finisse in un certo modo, possiamo trarre più di un insegnamento: il primo, riguarda la capacità di saper scegliere, quando si è perso il migliore (o presunto tale) che si aveva a disposizione, il migliore possibile per sostituirlo. Questo ha fatto il Milan salutando Donnarumma e assicurandosi le parate di Maignan.

Paolo Marcacci