Peggio ancora dei moralisti, poi, sono i moralizzatori, ossia coloro che non solo mostrano raccapriccio per ogni uscita (di Zaniolo, non di altri e certamente non di tutti allo stesso modo) appena sopra le righe, ma che pretendono anche di impartire norme di comportamento a questo calciatore.

Una doverosa premessa: qualche sciocchino, di quelli che a malapena sanno leggere il titolo, senza capirlo e che non vanno oltre una soglia di attenzione di circa tre righe, ora diranno: in questo articolo si difende il gestaccio di Zaniolo a fine partita. No, nemmeno per sogno: un gestaccio con le mani sui genitali andrebbe evitato, anche quando si è parecchio incazzati e si è stati presi di mira ripetutamente, con cori e insulti anche in quel caso poco adatti a Buckingham Palace.
Detto questo, peggio di un gesto volgare – eseguito a caldo e quando si è ancora all’apice dell’ adrenalina, aggiungiamo – è la pretesa di fare la morale da parte di chi non vede mai l’ora di avventarsi sull’immagine di questo ragazzo stigmatizzandone ogni respiro.
Peggio ancora dei moralisti, poi, sono i moralizzatori, ossia coloro che non solo mostrano raccapriccio per ogni uscita (di Zaniolo, non di altri e certamente non di tutti allo stesso modo) appena sopra le righe, ma che pretendono anche di impartire norme di comportamento a questo calciatore. A volte, e non deve sorprendere più di tanto, anche qualche ex calciatore si aggiunge a questo coro di redentori di anime; qualche ex calciatore che non ricordiamo per comportamenti sempre irreprensibili all’epoca in cui giocava, con molte meno telecamere a sezionarne la gestualità in campo.

In mezzo a tanto populismo e a questa sovraesposizione francamente insopportabile del giocatore della Roma, il quale ieri per inciso è stato il migliore dei giallorossi, appare un passaggio di buon senso rammentare a tutti che Zaniolo è un classe ‘99, vale a dire un ragazzo di ventidue anni, che vive sì la dimensione speciale di essere il più forte calciatore italiano in prospettiva, ma al tempo stesso resta un coetaneo dei vostri figli, quelli a cui spesso portate ancora il caffè a letto e ai quali continuate a perdonare qualsiasi cazzata, come se di anni ne avessero dodici.

E, a parte questo, abbiate anche il coraggio di ammettere un’altra cosa: se a fare quel gesto fosse stato qualunque altro giocatore, si sarebbe detto una volta sola o due al massimo che – Tizio alla fine della partita si lascia andare a un gesto poco urbano, vittima del nervosismo -. Il giorno seguente la questione sarebbe caduta nel dimenticatoio.
Fate i bravi e ammettete che è così.

Paolo Marcacci