Come più volte ho avuto modo di evidenziare, io non credo nelle coincidenze. Ritengo invece che sia possibile ravvisare una logica spesso disastrosa nella storia degli eventi e dell’ordine del discorso.
Intendo dunque non leggere semplicemente come una infelice sortita quella apparsa sul quotidiano sabaudo “La Stampa” di ieri ad opera di Marcello Sorgi.
Ebbene, Marcello Sorgi si è avventurato a sostenere che in futuro qualora dovesse cadere il governo di Mario Draghi, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella potrebbe non rimanere altra scelta se non quella di mettere su un governo perfino militare. Queste le sue parole sul modello della gestione dell’emergenza affidata al generale dell’esercito Figliuolo.
Ora, che Sorgi ami Draghi e lo ritenga un punto di riferimento è piuttosto evidente e non vi sono dubbi. Che tuttavia ci si debba spingere a prevedere un governo militare come sola alternativa possibile, ebbene forse qualche lecita domanda può a tal riguardo sollevarsi.

Ad ogni modo riconosco a Marcello Sorgi l’onestà intellettuale di aver detto espressamente ciò che altri hanno affermato obliquamente. Riconosco a Sorgi il merito di aver messo nero su bianco l’essenza dello spirito del nostro tempo, il cuore del nuovo ordine tecnico sanitario che sta sempre più celermente prendendo piede su scala planetaria. Addirittura giungendo ad invocare la possibilità di governi militari.
In questa climax, che procede ormai da un anno e mezzo, abbiamo assistito increduli alla militarizzazione dello Stato, alla feroce repressione delle libertà e alla inaccettabile compressione dei diritti. Ancora, abbiamo assistito al congelamento della carta costituzionale, ad un controllo ormai totale e totalitario della vita delle persone, come suffragato dall’infame tessera verde e da molte altre pratiche come la app di tracciamento.

Che vi è dunque di strano, di eteroclito, di controcorrente nelle parole del giornalista Sorgi? Egli semplicemente e conseguentemente sviluppa fino in fondo il discorso e lo fa con lucido rigore, con disincantato realismo. Ci troviamo ormai in una situazione paradossale dinanzi ad una svolta autoritaria. Essa è fondata sullo stato d’emergenza epidemico e che utilizza di fatto, questo è il punto, la categoria di vita da proteggere come fondamento di una nuova razionalità politica, di un nuovo paradigma di governo delle cose e delle persone. Siamo rapidamente passati dal totalitarismo permissivo del mercato al nuovo totalitarismo non più permissivo del leviatano tecnico-sanitario, fase suprema di un capitalismo che deve darsi una riorganizzazione autoritaria per mettere in quarantena i popoli potenzialmente ostili alla globalizzazione mercatista e per neutralizzare in partenza, con l’ausilio del discorso medico-scientifico, ogni possibile contestazione del sempre più asimmetrico e disordinato ordine del fanatismo economico senza frontiere.

Insomma, lo dico al di là di ogni possibile retorica: le parole di Sorgi vanno apprezzate per onestà e realismo da che non fanno altro che dire apertamente ciò che finora nessuno aveva avuto il coraggio di esprimere in modo tanto palese. Siamo ormai in una situazione di evidente deriva autoritaria e post-democratica. E se giustificata in nome di un’emergenza pensata ad hoc per essere infinita. Se l’emergenza permette di sospendere le libertà e la democrazia, non è fuori luogo immaginare che questa venga evocata, narrata e magari anche all’occorrenza creata, con questo scopo preciso: quello di scassinare la democrazia fingendo di rispettarne le forme, dicendo che Costituzione, libertà e diritti sono sospese ma solo in relazione alla durata dell’emergenza.
Emergenza che però persiste e si cristallizza in una nuova normalità, con la differenza che nuova normalità diviene la sospensione dei diritti, della libertà e della Costituzione.

Attendiamo che la profezia di Marcello Sorgi si realizzi e arrivi un governo militare. Ce lo dicono da tempo, lo dicono fin dall’inizio: siamo in guerra e se siamo in guerra occorre affidarsi ai militari. Al tempo dell’emergenza e del conflitto, la democrazia e le lungaggini parlamentari sono nefaste. Ci vuole la scelta autoritaria immediata nell’hic et nunc. Anche in ciò sta l’essenza della crisi come metodo di governo secondo quanto intuito perfettamente da Foucault. I più non vogliono capire e si ostinano a rimanere sulla superficie del discorso medico-scientifico. Non vogliono prendere coscienza del fatto che la questione è anzitutto politica, sociale ed economica.

RadioAttività, lampi del pensiero quotidiano – Con Diego Fusaro