Cosa farebbe Oscar Farinetti se fosse il Premier della Nazione in questo momento?

Da un lato l’emergenza sanitaria, dall’altro quella economica. Il fondatore di Eataly e di GreenPea, che si guarda bene dal dare giudizi affrettati, ha fatto in diretta con noi un ragionamento prima da imprenditore e poi da cittadino.

Se da una parte trova necessario rivolgersi a quelle imprese che tengono in piedi il paese, dall’altra ritiene indispensabile imparare a confrontarsi con il tabù della morte.

A cosa si riferisce? Lo ha detto in diretta a Ilario Di Giovambattista, Zeljko Pantelic ed Enrico Camelio. Ecco com’è andata l’intervista a ‘Food Sport’.

“Bisogna sfatare il tabù della morte: impariamo a convivere con questo virus”

“Paura sì, panico no. De Luca è un personaggio suggestivo… io non posso dire la mia opinione su questa storia del virus. La pandemia ormai è una figura mitica, una cosa a cui dovremmo essere abituati.

Dovremmo imparare a convivere con questo animaletto, a gestirlo per il tempo che durerà, sperando e facendo di tutto per non ammalarsi. Cerchiamo di non morire in attesa che arrivi il vaccino. In questi mesi dovremo imparare a conviverci, altrimenti sarà un casino”.


“Non c’è un solo capo di Governo del mondo che sia stato capace di gestire questa situazione”

“Non c’è un capo di Governo nel mondo che sia stato capace – per me impossibile – di impugnare una situazione di questo tipo. Siamo in una situazione di totale disorientamento.

In Italia abbiamo un Governo che è frutto di un’associazione un po’ strana, si sono create delle situazioni dicotomiche, abbiamo le corporazioni che reagiscono in modo differente in base a come sono state colpite. La cosa a cui assisto più frequente nel mondo è questa forma di egoismo per cui ciascuno ragiona e tra le proprie conclusioni in base ai maggiori o minori danni che ha avuto da questo virus e quindi porta avanti argomentazioni personali. Manca un po’ il sentirsi sulla stessa barca, il pensare che dobbiamo aiutare invece di lamentarci, e lo smettere di dare sempre le colpe a qualcuno.


“Se fossi Conte ecco cosa farei…”

Se fossi Conte? Punterei sulle imprese. Il nostro modello sociale – società dei consumi – è basato sui consumi, se si ferma questo si ferma tutta la macchina. Andrei a scegliere tra i 4 milioni e mezzo di imprese italiane le 100 mila che stanno tenendo in piedi questo paese.

Favorirei le imprese che hanno quattro caratteristiche: abbiano un processo di digitalizzazioni, che esportano e importano turisti stranieri, che abbiano u progetto di sostenibilità, imprese che reinvestano tutti gli utili nell’azienda. Poi prenderei molti quattrini e li butterei in questo 100 mila imprese. Da queste imprese può rinascere un New Deal”.


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