Qualcuno dice che la pandemia ci ha reso più cattivi. Io penso proprio di no. Penso che ha reso gli uomini sapiens in generale, ma gli italiani in particolare, quello che sono. Ha casomai messo un po’più a nudo come siamo al di là delle nostre ipocrisie. Lo si vede bene se si guardano i social.

Ma questo è un esercizio che dovremmo fare sempre. Perché guardare quello che scrivono, protetti normalmente dall’anonimato con fotografie false o nomi improbabili, dovrebbe renderci un po’ più edotti sulla situazione del nostro paese di analfabeti funzionali che, però, vogliono parlare su tutto anche sulle questioni scientifiche senza saperne assolutamente nulla.

La cosa più divertente  di questi mezzi sociali è che l’insulto è la prima caratteristica. Nel senso che, spesso appunto protetti dall’anonimato, si offendono vari personaggi. Un po’ perché sono conosciuti, si spera in tal modo di brillare di luce che da soli non si avrebbe. Un po’ perché stanno antipatici: ci piace dividerci in fazioni.

Quello che però non riesco a capire, avendo adottato la tattica di non rispondere mai a nessuno perché non me ne potrebbe fregare di meno dell’insulto che viene da un decerebrato qualsiasi, è come certi personaggi anche noti si affatichino a rispondere a questi insulti mettendoli in luce cercando di essere sarcastici e ironici. Questo non lo riesco a capire, quando non è di persona. Capisco chi litiga con qualcuno perché di persona viene affrontato, ma l’insulto scritto in un social quanto può valere?

Io infatti non lo prendo affatto in considerazione ma vedo personaggi come Calenda, Bottura, Bizzarri che si mettono lì e si accaniscono a rispondere a messaggi offensivi con altri messaggi e cercano di spiegare a chi non ha mezzi intellettuali per comprendere. Cosa vuoi spiegare a una massa di decerebrati priva di senso? Nulla.

Da questo punto di vista imparo da chi sa ignorare. Perché non c’è bisogno di dedicare spazio a queste persone che normalmente non avrebbero avuto spazio e che invece, attraverso i mezzi sociali, cercano di conquistare i loro 15 secondi di notorietà. E’ una fatica sprecata perché è una notorietà che non interessa a nessuno. Vale per poco e per fortuna poi si ritorna nell’ombra da cui si è provenuti. E non che si può fare tanta strada quando quello che sei, è quello che sei, molto poco.


GeoMario, cose di questo mondo  – Con Mario Tozzi

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