Riparte l’anno scolastico con tutte le sue insidie didattiche, alle quali fa da sfondo la principale e più dura: combattere il coronavirus con annessa psicosi.
L’allarme riguarda, sì, i potenziali contagi, ma non è da escludersi la preoccupazione dovuta a un’eventuale – e probabile – influenza stagionale: qualcosa a cui il virus somiglia maledettamente, ma che virus non è.
Convivere con i sintomi da Covid è però un’ipotesi da non scartare secondo il Professor Roberto Cauda, che a ‘Lavori in Corso’ ha anche ammonito l’identificare il virus con delle sezioni territoriali, come accaduto in precedenza con la Sardegna.

Il direttore ordinario del reparto Malattie Infettive del Policlino Gemelli è inoltre tornato sul discorso dei tamponi: tanti ma buoni, perché “stiamo evitando potenziali focolai“.
Ecco il suo intervento ai microfoni di Stefano Molinari e Luigia Luciani.

Vorrei sfatare questa collocazione geografica Sardegna=infezione, uno si può infettare in qualunque posto dove c’è l’infezione. Poco tempo fa era una delle regioni con più basso rt.
E poi ora è una parte della Sardegna, dove si concentrano i vacanzieri. Ci sarà stata una disattenzione nelle misure di sicurezza che ha portato il 40% dei casi del Lazio legati alla Sardegna. Ma attenzione a identificare una malattia con una zona geografica, non esiste una notazione geografica.
Noi dobbiamo anche pensare che quello che vediamo oggi è quello è successo 15-20 giorni fa.

Percentuale di positività rispetto ai tamponi costante? Non è corretto paragonare il numero dei contagiati di adesso rispetto a quelli di maggio, se vogliamo leggere questo dato dal punto di vista epidemiologico dobbiamo rallegrarci di questo numero elevato dei tamponi perché scoviamo sempre più contagiati e asintomatici che potevano alimentare dei focolai.

Una malattia può scomparire per due elementi: se il virus si suicida con una mutazione a lui sfavorevole, ma questa è una cosa su cui non possiamo fare affidamento. E poi c’è la vaccinazione, su cui ci dobbiamo saldamento aggrapparci. La mia previsione per Natale: non sono un catastrofista, ma avendo quei numeri in Italia e nel mondo che ha fatto quasi 1 milione di morti, penso che dovremmo ancora tenere presente tutte le precauzioni e attenzioni anti-covid. Il futuro è nelle nostre mani.

Per le scuole non c’è un rischio zero, ma potremmo convivere con il virus, sperando il meno possibile.

Se ci stiamo dimenticando delle altre malattie? Le infezioni nosocomiali sono sempre esistite e tendono ad aumentare per l’aumento della complessità della medicina. Questa pandemia è importante, ma manteniamo alta l’attenzione e non dimentichiamoci delle altre malattie”.

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