Ai pennivendoli non conviene informarvi davvero“. Alessandro Meluzzi, psichiatra, saggista e rullo compressore nella controinformazione sulla pandemia, rincara la dose contro la censura delle prime pagine più quotate.
Il casus belli è duplice, e si colloca a Londra e Berlino, dove masse ingenti di persone hanno manifestato contro le misure di distanziamento adottate per dare la caccia al famigerato Covid.

Covid che abbaia, più che mordere, a detta di Meluzzi. Gli esempi del Brasile, che in rapporto al numero di abitanti ha contato meno decessi rispetto a paesi più “lockdown-friendly” come l’Italia, ma anche della Svezia sono calzanti secondo lo psicoterapeuta per spiegare come in realtà il distanziamento sociale nasconda cause più politiche, che sanitarie.
Il ruolo dei media giocherebbe un ruolo fondamentale in questo, in quanto – più di ogni altra cosa – permeante l’opinione pubblica sulla vicenda, con annesso consenso e dissenso politico. Anche qualora quest’ultimo venga dimenticato dalle penne più in auge.
Ecco l’intervista di Alessandro Meluzzi ai microfoni di Fabio Duranti e Francesco Vergovich”.

“Spegnete la TV!”

Non pensavo, alla veneranda età di 65 anni, di vedere questo livello di schifo dell’informazione e del mainstream. Nella Rai innanzitutto, nel servizio pubblico, ma direi anche in tutte le altre reti televisive e nei grandi giornaloni, perché io credo che la cosa migliore da fare a questo punto sia spegnere la televisione: da lì non può che venire un’informazione manipolata. Tutta.

Dice bene un grande intellettuale francese, André Malraux, quando sosteneva che “il ventunesimo secolo, o sarà spirituale, o non sarà”; e che la prima vittima della guerra è l’innocenza e la seconda, la verità.
Abbiamo visto la verità offesa, calpestata, negata sulla base di una censura che neanche il peggiore MinCulPop, neanche il peggiore Ministero della Propaganda potrebbe creare, che evidentemente ci dice che al di là degli aspetti formali, al di là dei comitati ministeriali contro le fake news, al di là di Rocco Casalino (poveretto) c’è un sistema permeante del controllo dell’informazione che uccide la verità.

Quando però la verità viene profanata in questo modo come in tal caso in cui si vuole negare la mobilitazione di milioni di persone contro un regime di psicopolizia in cui le cose devono essere negate nel nome delle ‘migliori intenzioni’ dietro le quali c’è il fatto che non si deve morire della malattia del Covid. Non si curano più infarti, non si curano più cancri, non si cura l’ectospirosi, non si cura il colera. Tutti concentrati sul Covid.

“Covid non dà immunità permanente”

Devo dire che sono raccapricciato quando vedo la ministra dei Trasporti che dice che sta facendo una battaglia per cui il vaccino deve essere obbligatorio, e qualche esponente dell’opposizione che dice la stessa cosa, mentre io so che i virus come il Covid non danno l’immunità permanente (così come non la danno altre malattie da virus RNA): capisco che c’è un colossale disegno di un New World Order che intende massacrare la verità.
Dietro tutto ciò c’è un oscuro disegno, una roba del genere al livello planetario non può essere gestita se non attraverso un’accorta cabina di regia.

Non era possibile non sparare su chi ha tentato di resistere, come Trump, Bolsonaro e Putin.
Tra l’altro in Brasile, in cui sembrava esserci una peste manzoniana, hanno avuto in rapporto alla popolazione un numero di morti più basso del nostro. Non parliamo di paesi come la Svezia, come Israele, come la Svizzera dove non c’è stato neanche il lockdown. Quindi ragazzi, di che cosa stiamo parlando? Questi sono i numeri, dannazione!
Questa è la verità.

La corruzione mediatica

Io posso permettermi di parlare così perché ho ancora qualche paziente che viene a curarsi da me. Se fossi asservito ad una multinazionale dei farmaci come tutti quelli che stanno in televisione, in questo momento probabilmente non sarei a dire queste cose.
Si vive e si fa politica con una mano sul cuore e l’altra sul portafoglio: le persone, per capire cosa dicono, bisogna sapere di cosa vivono
“.


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