Non è solo un’influenza, ma qualcosa di molto simile. Lo dicono i numeri – seppur ultimamente in rialzo – (com’è in rialzo il numero di tamponi effettuati) ma anche la variante virale: il Covid è cambiato. Meno letale, più sopportabile, più asintomatico.
E il numero degli asintomatici in rialzo non è una cattiva notizia. Almeno secondo l’esperto Giulio Tarro.

Contro tendenza con l’informazione mainstream, che definisce “provocatoria”, il virologo ha spiegato a ‘Un Giorno Speciale’ perché l’aumento degli infetti asintomatici può in realtà essere un buon segnale, una sorta di indizio che denota l’avvicinamento verso la cosiddetta risposta “immunocellulare” del virus, meglio conosciuta come immunità di gregge.
E i casi più gravi? “Eccezioni“, dice Tarro, che seppur rilevanti vanno confrontate con i dati statistici complessivi, considerando che proprio il lockdown e le misure restrittive non si basano altro che sulla legge dei grandi numeri.
Ecco l’intervento del virologo in diretta.

Una nazione come la Corea del Sud con cui abbiamo avuto l’epidemia nello stesso periodo, si è comportata diversamente nei riguardi dei contagiati, in quanto c’era la possibilità di avere un contatto diretto, seguire la loro temperatura e un eventuale aggravamento. Fatto sta che loro hanno avuto una mortalità al di sotto dell’1%. Perché questo? Perché il centro di malattie contagiose (che corrisponde a quello americano) ha stabilito che se uno fa il tampone, vista la aleatorietà del tampone stesso, se dovesse essere positivo ma ha già avuto il covid con annessi anticorpi, il tampone è di per sé giudicato falso positivo, quindi non ha nessuna importanza perché è rappresentato da un acido nucleico “morto”.

Diventa molto importante stabilire questo, perché proprio nella situazione in cui ci troviamo adesso in cui sono stati decuplicati i tamponi è normale: siamo una popolazione molto più rispondente al passaggio virale, infatti si dice che già a fine marzo 10 milioni di italiani fossero andati incontro al virus, per cui tutto questo corrisponde a quanto era già risaputo: siamo in una curva epidemica finita. Per non parlare poi di questi cosiddetti asintomatici che per principio stabilito dall’OMS sono raramente contagiosi.
Tutto questo allarme è quindi provocatorio. Non ha significato scientifico, ma politico.

“Tanti positivi? Non è una cattiva notizia”

Il fatto stesso che nell’ultimo periodo ci sia quest’alta percentuale di positività è estremamente positivo: sul dire che ci troviamo in quelle condizioni in cui siamo “vaccinati” perché abbiamo avuto l’in contro col virus. Sappiamo che il beta-coronavirus nel 50% dei casi della popolazione ha una risposta cosiddetta immunocellulare. E’ l’immunità cellulare, non solo tramite gli anticorpi, ma anche grazie i nostri linfociti che sono in grado di proteggerci.

Il virus è cambiato?

C’è una dichiarazione scritta di Anthony Fauci in cui parla di “virus erpetici”. Si dà il caso che i virus erpetici sono quelli che io ho studiato da sempre, prima con Sabin a Cincinnati, poi a Napoli, ed è una possibilità da tenere in considerazione. Adesso è dimostrato che le varianti virali hanno qualcosa di diverso proprio perché il nostro organismo convive con questo virus che già si è modificato.

“Il virus non ha ‘interesse’ ad ucciderci”

Ci sono casi in cui il virus è in grado addirittura di aiutare la cellula ospite, si riesce persino in alcune situazioni a produrre una sostanza utile a tutto l’organismo. Ci sono situazioni molto interessanti perché questa convivenza virale non è iniziata adesso ovviamente, ma milioni di anni fa“.


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