Nove scudetti per nove “uomini chiave“: perché per vincere è importante il collettivo, ma un trascinatore ci vuole.
In panchina, in porta, a centrocampo, o in attacco, ci sono sempre dei leader, silenziosi o meno, che fanno da discriminante tra te e le altre candidate alla vittoria.
È valso anche per la Juventus nelle nove stagioni da regina della Serie A.

A costoro – in misura differente – sono dovuti i rispettivi successi.
Interessante è notare come la Juve dei primi anni sia fabbro del suo destino, con leader pescati da intuizioni vincenti, e scelte azzeccate. Si passa pian piano al calciomercato “di logoramento”, prelevando i principali campioni delle corazzate europee per mirare sempre più concretamente al sogno Champions.

Ecco dunque i nove che hanno fatto la differenza, i nove che hanno costituito il sottile confine tra vittoria e sconfitta, i nove che hanno prestato fede al detto: “Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta“.

2011/12: Antonio Conte

Sebbene possa far storcere – e non poco – il naso ai più rancorosi, si può tranquillamente affermare che l’artefice principale del primo scudetto è lui, Antonio Conte. Fa soccombere qualsiasi avversario con una squadra non certo pianificata per il tricolore, nonostante una sessione di mercato estivo 2011 largamente superiore a quelle passate.
Il suo gioco, fatto di corsa forsennata e condito da quel centrocampo (Vidal, Pirlo, Marchisio) che gli assicura tecnica assoluta e grinta da vendere, viene ricordato ancora dopo nove scudetti e due cambiamenti d’aria in panchina (rancore permettendo).

2012/13: Vidal

15 gol in 45 presenze, tanta roba per una stagione priva di bomber di razza.
Arturo Vidal è il vero mattatore juventino della stagione 2012/13 non solo per i numeri (straordinari), ma anche nell’immaginario del tifoso.
Gol pesantissimi nella stagione del ritorno bianconero in Champions e una verve senza eguali in Serie A lo rendono sempre più il fuoriclasse del centrocampo bianconero, il pezzo mancante nel reparto dei tre fenomeni Pirlo-Marchisio-Pogba, l’uomo dello scudetto bis.

2013/14: Pogba

Non c’è una stagione in cui il “Polpo Paul” non ricopra un ruolo chiave nel portentoso centrocampo bianconero, ma la seconda è quella della consacrazione: è onnipresente e segna ben 9 gol, tra l’altro mai banali.
Con ben 51 presenze in stagione (36 in campionato) supera persino Buffon in quanto a titolarità. La Juve con lui mette i tentacoli sul terzo scudetto.

2014/15: Tevez

Fa faville subito dopo l’arrivo nell’estate del 2013 e dimostra di essere degno della “10” che era stata di Del Piero e nessun altro in tempi recenti.
Prima dimostra confidenza col gol, poi, l’anno dopo, si scopre leader della compagine che andrà a Berlino e ne uscirà sconfitta, fermata solo dal Barcellona del secondo triplete.
Raggiunge quota 20 marcature, concludendo in rete azioni mitologiche (vedi Juventus-Parma): tra i tanti meritevoli, se c’è qualcuno che merita l’MVP stagionale, quello risponde certamente al nome di Carlitos Tevez.

2015/16: Dybala

Un punto fermo, una gallina dalle uova d’oro, una scommessa vinta e stravinta. Il “rimontone scudetto” ha portato alla Juve il titolo, ma soprattutto ha fatto affiorare il talento di Paulo Dybala: marcatore di 19 gol coi quali la Juve vince se non sempre, quasi, e si garantisce diversi match chiave in vista tricolore.
Spiccano tra le marcature decisive la rasoiata contro il Milan, la sentenza contro il Sassuolo e il mancino al millimetro in Juventus – Roma.

2016/17: Mandzukic

Giudizio di cuore, più che di numeri (che comunque non sono male).
Una stagione in cui sembra che possa fare tutto, incluso sostituire Buffon – e talvolta gli capita di salvare qualche situazione pericolosa – salvo segnare con una rovesciata in finale di Champions, che sebbene vada fuori tema non si può non menzionare in quanto simbolo di tutto ciò che Mario Mandzukic ha rappresentato nella stagione 2016/17: cuore, grinta, corsa fino allo sfinimento. O meglio, fino alla fine.
“Tra gli uomini i guerrieri“. Tra i guerrieri, Mario Mandzukic.

2017/18: Dybala

Seconda menzione speciale, e non solo perché sigla un gol che vale uno scudetto all’Olimpico allo scoccare del minuto 93′.
Supera il suo record personale di marcature in bianconero, gioca proprio come vuole Allegri facendo da raccordo tra centrocampo e attacco: praticamente segna quel quantitativo di reti facendo il trequartista, e riesce comunque a superare l’amico Higuain di ben sei marcature. Esce finalmente dall’ombra del top player mancato: se l’uomo stagione del settimo scudetto non è lui…

2018/19: Ronaldo

Falsa partenza – ma praticamente le ha sempre avute – poi si prende la Juve.
Segna a ripetizione e quando non segna fornisce assist preziosi. Ad ogni doppio passo fa venire il batticuore al difensore avversario, prima che ai tifosi.
Cristiano Ronaldo è l’uomo dell’ottavo scudetto per questo: per la paura che incute agli avversari, per l’appeal che fa guadagnare da solo alla Juventus, prima che per i gol, 21, che alla prima stagione in Italia suonano come un “riscaldamento”.

2019/20: Ronaldo

Dopo il riscaldamento, mette infatti il turbo.
La Juve suona la nona sinfonia soprattutto grazie a lui, sempre più imprescindibile e incredibilmente decisivo.
Raggiunge quota 50 (+) superati in tre campionati differenti, 31 nella sola Serie A 2019/20 in un duello infuocato con il laziale Immobile per il titolo di capocannoniere. Mette nel mirino e raggiunge Borrel, che nel ’33 ha fatto registrare il numero massimo (31) di marcature segnate da un bianconero.
A 35 anni gioca con la stessa frequenza del ventiseienne Dybala. Le poche volte che finisce in panchina fa notizia e non ci sta: più che un re seduto sul suo trono, un trascinatore costantemente a caccia di record.

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