Chiudono i piccoli, tra partite Iva, negozianti, artigiani: chi con le proprie mani continua a fare grande il suo settore d’appartenenza, seppur con piccoli gesti quotidiani.
L’epoca del Coronavirus rischia di essere funesta soprattutto per loro, un lasso di tempo in cui non si esclude vada in crisi un concetto reputato astratto, quale il pluralismo, ma la cui vita è concretamente in una posizione molto scomoda.

Le serrande della libertà d’espressione potrebbero avere una svolta verso il basso, vista la linea adottata nell’approvazione dell’ultimo decreto del Governo.
Se n’è discusso in nottata, quando il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli ha avanzato la proposta di cancellazione della norma per gli editori puri.
Un terremoto che ha tenuto sveglio chi tenta di fare comunicazione senza il supporto statale o le sovvenzioni politiche: “Spazzate via in un attimo le attese e le speranze di chi sperava si potesse lavorare in Italia senza essere per forza attaccati ad un carro politico“, commenta il direttore Ilario Di Giovambattista.

Spero che qualcuno faccia riflettere il Ministro Patuanelli su quello che ha fatto. Se ha una coscienza dovrebbe riflettere molto sull’aver strappato una norma che avrebbe rappresentato in qualche modo un piccolissimo cuscinetto, un piccolissimo aiuto“.
Una decisione che, si auspica il direttore, “se fosse frutto di una ritorsione politica sarebbe gravissimo“.
Questa la chiave di lettura decisiva tra chi si divide a riguardo, menzionando l’alta o bassa gradevolezza dei temi trattati, un dibattito che non regge in un paese in cui vige una Costituzione inclusiva e a tutela delle minoranze e della libertà di pensiero.

Gli editori puri sono sotto attacco“, termina il direttore, “stanotte è stato decretato un futuro buio“.

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