Nulla di tutto quel che San Valentino rappresenta sembra ricondurre a un fine di lucro.
Lo ha sempre sostenuto il sociologo Francesco Alberoni che in amore non esiste utilitarismo, tra i due amanti non c’è “do ut des” e nessuno dei due ha scopi diversi dal far stare bene e stare bene con l’altro.

Come al centro di questa festa c’è la felicità propria e dell’amante, sembra comunque essere altrettanto focale proprio in questa ricorrenza una certa impennata di ricavi nel mondo del mercato.
Più del 70% degli uomini quest’anno ha regalato fiori, mentre le vendite online di altri oggetti concernenti vestiario, make up, elettrodomestici, ha interessato negli ultimi due anni circa il 60% della popolazione maschile che si è prodigata per l’occasione. Quota leggermente inferiore per le donne, concentrate su anelli e profumi.

Insomma, amore ma anche consumo, che talvolta può “raddoppiare” come ha confermato in diretta a “Io le donne non le capisco” l’avvocato matrimonialista Gian Ettore Gassani: “C’è anche da dire che c’è tutto un mercato su San Valentino, come quegli alberghi che non prendono i documenti, i doppi regali, la possibilità di organizzare aperitivi in certi orari in modo che si conciliino con la cena con la moglie o con la fidanzata ufficiale. C’è anche un mercato delle corna se vogliamo“.

A mio avviso c’è una difficoltà ad essere se stessi“, ha spiegato lo psicologo e sessuologo Michele Spaccarotella, “il fatto di ricorrere a questi escamotage, a questi doppi regali, triple famiglie risiede nel fatto che c’è una difficoltà a conoscersi, a riconoscersi e a esprimere il proprio modo di essere, altrimenti non ci sarebbe bisogno di tutti questi regali né di avere due vite“.

Il regalo di San Valentino come insufficienza del sé, quando esoso ed eccessivo; come occultazione della propria identità, quando destinato a più amanti: questo è il sunto.
Il 14 febbraio con tutte le sue formalità è fatto per “infiocchettare” l’eros, celebrandolo.
Guai invece a nasconderlo dietro la maschera del consumo.


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