È venuto a trovarci nei nostri studi il vicepresidente del Parlamento Europeo Fabio Massimo Castaldo, esponente del Movimento 5 Stelle. Questa occasione ci ha dato l’opportunità di affrontare tanti temi all’ordine del giorno: dall’ascesa della Meloni all’Europa, dalla riforma della giustizia al Premier Conte, dal PD a Salvini.

Ecco l’intervista di Luigia Luciani e Stefano Molinari a Fabio Massimo Castaldo nella puntata di Lavori in Corso.

“In Europa siamo di fronte a un punto di svolta. Le potenzialità sono enormi e ormai è chiaro che per essere competitivi in uno scacchiere geopolitico sempre più globalizzato bisogna avere un peso specifico. Questo peso specifico ce lo può dare solo una cooperazione dei 28 Paesi dell’UE. È però un’architettura ancora incompleta e imperfetta.

È chiaro che le continue fibrillazioni, da qualunque parte politica della coalizione vengano, non fanno bene alla credibilità del progetto. Sul tema della prescrizione abbiamo sempre avuto una visione molto chiara: non si può sfuggire dai processi, la prescrizione non comporta l’assoluzione ma la rinuncia da parte dello Stato a stabilire se una persona è colpevole oppure no. Questo va coniugato naturalmente con una riforma più ampia della giustizia. Il PD adesso sbaglia a fare la sua proposta di legge cercando di sparigliare le carte sulla tavola, sarebbe meglio discutere nella maggioranza.

Conte sta rappresentando molto bene l’immagine del nostro Paese anche a livello europeo, è stimato anche dagli altri leader. Salvini l’ho avuto come collega quattro anni e non lo vedevamo praticamente mai nelle Commissioni a lavorare costantemente e quotidianamente, salvo poi ritrovarcelo in plenaria con interventi sempre molto roboanti sul piano dei toni ma ben poco ancorati ad un lavoro concreto e serio. È chiaro che questa sua nomea si andava a riverberare sulle istanze che andava a veicolare.

Chi si è candidato con il Movimento 5 Stelle e si riconosceva nelle istanze della Lega o era molto confuso o lo ha fatto per opportunismo. Mi sembrano due soggetti politici molto distanti sia dal punto di vista metodologico sia valoriale”.


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