Entusiasmo a Milano per il pareggio dell’Inter contro lo Slavia Praga. Almeno ascoltando l’urlo della folla di San Siro eccitato per il gol di Barella che ha tolto la vergogna della sconfitta dalla faccia già tristanzuola di Antonio Conte. Non so chi siano i sapientoni che ce l’hanno con i salentini ma sta di fatto che l’Inter vista al debutto di Champions League è roba piccola rispetto alla propaganda e alle effettive possibilità della squadra.

Impacciata in difesa e scontata nel disegno tattico, l’Inter si è persa nel passaggi lunghi per Lukaku ancora smarrito, Sensi non ha ribadito le buone cose di campionato anche perché il clima di coppa comporta altri respiri. La psicologia è importante, Conte si è agitato secondo usi e costumi suoi nel primo tempo poi ha assunto la postura del pensatore di Rodin avendo intuito che per i suoi non c’era trippa per gatti.

La sapienza dello Slavia ha avuto la meglio con un dominio del gioco, football lineare, palla a terra e vantaggio meritato per pulizia tecnica. Inter slavata, senza idee e con il solito nervosismo di chi si trova in svantaggio dopo aver creduto in una serata vacanziera. Visto Skriniar correre e dar colpi al pallone come un antico calciatore dei favolosi anni Cinquanta. Massimo Moratti, in tribuna, deve aver goduto a vedere che i cinesi non sono come lui. Un pareggio per incominciare, male, senza alibi alcuno. Difficile salvarne uno, forse Handanovic e poi nulla.

Tony Damascelli


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