Con Sonia D’Agostino a “Io le donne non le capisco” due ospiti d’eccezione del mondo della tv e del teatro, le attrici Marina La Rosa e Benedicta Boccoli.

Riallacciandosi all’argomento sulle mamme lavoratrici e parlando di come hanno reagito i suoi figli alla notizia della sua partecipazione alla quattordicesima edizione “L’isola dei famosi”, La Rosa ha raccontato un simpatico aneddoto. “Ai miei figli ho detto: ‘mamma va a fare questo lavoro, non ci possiamo neanche sentire però vado perché, con i soldi che mi danno, io quando torno vi compro la Playstation‘. E loro subito: ‘mamma, vai!” ha detto ridendo l’attrice, affermando poi di aver colto l’opportunità di partecipare al reality di Canale 5 anche perché “avevo bisogno di uno spazio mio, perché da quando sono nati i miei figli, che sono le persone che mi rendono più felice al mondo, però ho avuto sempre questo ruolo di mamma. E’ divertente occuparsi delle persone che ami, anche cucinare è un atto d’amore, però avevo anche bisogno di un momento mio“.

Interpellata poi sulla sua ultima ospitata a “Verissimo”, La Rosa ha detto che “è un programma carino, un contenitore in cui spesso vado, e mi piace molto andare. E’ stata sempre molto carina Silvia Toffanin, solo che l’ultima volta forse non ci siamo capite. Io non volevo incontrare le persone che non mi sono state simpatiche (i concorrenti dell’Isola dei famosi, n.d.r.), tutto qui, perché una volta chiuso il programma non vedo il motivo di continuare a frequentare ancora la gente. Forse lei non ha apprezzato questa cosa, ma rimane un’ottima professionista“.

Benedicta Boccoli invece, rispondendo a un’apprezzamento di un’ascoltatrice sulla sua ultima perfomance teatrale al Teatro Ciak ne “Il più brutto week end della nostra vita’, ha ricordato che questo teatro che “hanno aperto a Roma prima era un cinema, si chiamava ‘Cinema Ciak’. Michele Montemagno ha speso tutti i suoi soldi e ha costruito un teatro. Questa è una cosa bellissima, perché i teatri chiudono e fanno i supermercati. Stiamo pensando di fare lì anche altri spettacoli, perché bisogna sostenere il teatro, non bisogna farlo morire“.

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