L’imprenditore, intervistato questa mattina a “Show Food”, ha espresso, via telefono, la propria opinione sul turismo e sulla ristorazione, focalizzandosi poi sulla figura del cameriere.

“Il prodotto può cambiare, ma le persone sono importanti. Non vedo nessuna differenza tra gestire un prodotto come una macchina di Formula Uno, un prodotto di food and beverage, o di abbigliamento. Alla fine c’è un sistema, un metodo di gestione e, qualunque sia il prodotto, l’importante è avere il metodo di gestire le cose“: questo il leif motiv della gestione imprenditoriale di Flavio Briatore, ospite telefonico di questa mattina a “Show Food” con Francesco Vergovich ed Enrico Camelio.

Secondo l’imprenditore infatti, al lavoro con i suoi collaboratori già da un anno con il progetto gastronomico “Crazy Pizza“, bisogna “avere una conoscenza del prodotto e poi devi affidarti a delle persone che valgono”, procedimento utile al successo e alla buona riuscita di un’impresa.

Sul sistema e sulle risorse turistiche del nostro Paese invece, Briatore ha espresso il proprio punto di vista, osservando che “giriamo sempre intorno al problema: gli alberghi sono vecchi, nessuno li ristruttura più, non abbiamo abbastanza aeroporti, per cui non c’è stato un programma che dica ‘nei prossimi 50 anni facciamo 35 porti’. Qui si ragiona che blocchiamo la ferrovia, il ponte, il viadotto, tutto. Di conseguenza come fa un Paese ad essere la Florida dell’Europa?“.

Noi non abbiamo una catena alberghiera italiana” ha continuato Briatore, ricordando tra i ristoranti italiani all’estero “Cipriani, l’unico che mi viene in mente. Anche in Italia, abbiamo qualche ristorante con due, tre stelle, ma è sempre locale e in posti difficili da raggiungere. Non c’è un progetto, che non puoi fare a 3 ma a 50 anni, e bisogna copiare quelli bravi. Copiamo la Spagna, copiamo la Costa Azzurra e vediamo cosa hanno fatto con le barche e dove fanno rimessaggi. Logicamente dobbiamo defiscalizzare come fanno gli altri, ma defiscalizzando si creano posti di lavoro.

Sul ruolo del cameriere e sulle modalità di ridare energia a questa figura professionale, l’imprenditore ha detto di non essere d’accordo su quest’ultimo aspetto, sottolineando che “noi abbiamo dei camerieri che sono dei Public Relations. In Italia che c’è ancora quest’idea del cameriere con il tovagliolino in mano, ma non esiste più. Abbiamo dei clienti super importanti, dei quali non faccio i nomi, che, quando arrivano nel locale, abbracciano i camerieri. Il maître è diventato, oramai, il manager del locale, perché ha il booking diretto con i clienti. Noi abbiamo camerieri che, la sera, hanno i loro clienti che chiamano direttamente loro, non passano dal centralino. Dipende anche da come l’imprenditore mette a suo agio qualcuno su cosa deve fare, oltre che elencare i piatti che ci sono. Quando arriva un cliente, lo studiamo dalla A alla Z, per cui il cameriere che ce l’ha nella sua sezione, sa tutto di lui.”