Finale incandescente quello della partita vinta dal Milan all’ultimo respiro contro il Parma per 3-2, nel quale ha fatto decisamente scalpore il comportamento di due volti della galassia rossonera, coinvolti in un’accesa discussione ancor prima di tornare negli spogliatoi dopo il fischio finale: l’allenatore Sergio Conceição, il “profeta di Ryad” portato in trionfo dopo il successo in Supercoppa di poche settimane fa, e l’ex capitano dei meneghini Davide Calabria, che dall’arrivo del tecnico lusitano sulla panchina milanista ha perso la titolarità della fascia destra.
Analisi, retroscena… Tanto si è detto nelle ultime ore su questa vicenda, sia sui social, sui giornali che in tutti i principali salotti televisivi. Su una cosa però l’opinione generale sembra essere unanimemente d’accordo: ciò che si è visto non è accettabile nemmeno in un campo di Serie D, figuriamoci a San Siro, davanti a 80.000 persone.
Per Tony Damascelli “il finale della partita rientra nel repertorio milanista di questi tempi, in cui tutti fanno gli affari propri. Che possa essere Theo Hernandez, Rafael Leão, Calabria, Conceição come anche l’allenatore che l’ha preceduto… La cosa che ritengo più ridicola sono le frasi del post-partita: ‘finisce tutto in campo’. Si parla di professionisti, che sono tali non solo quando firmano il contratto e che portano una maglia come quella del Milan davanti a oltre 80.000 persone. Bisogna avere un certo tipo di comportamento… Qui abbiamo due dipendenti della società che quasi sono venuti alle mani e sono stati divisi dai loro colleghi“.
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