Il tennista romano, impegnato nel torneo di Stoccolma, ha parlato diffusamente delle correzioni che dovrebbe fare l’ATP come istituzione
Ci sta riprovando. Con tutte le difficoltà del caso. Con il morale non esattamente a mille dopo esser scivolato fino alla posizione numero 61 del ranking mondiale.

E dire che la nuova crisi – non la prima degli ultimi 3 anni – è iniziata proprio dopo aver usufruito dello status di testa di serie all’amato torneo di Wimbledon, quello che gli ha dato fama e notorietà grazie alla finale disputata nel 2021.
Per la verità Matteo Berrettini ha fatto i conti, ad inizio 2024, perfino con una classifica peggiore: al momento del rientro in campo dopo oltre 190 giorni di assenza – dall’infortunio contro Rinderknech agli Us Open del 2023 fino al torneo disputato a Phoenix del marzo successivo, tanto è trascorso – il ranking diceva 154.
Quasi un’umiliazione (sebbene spiegabile con la prolungata assenza dalle competizioni) per uno che nella sua carriera si era spinto fino alla casella numero 6, nel marzo del 2022.
Purtroppo Matteo Berrettini non aveva certo esaurito il suo ingiusto debito nei confronti della fortuna. I noti problemi ai muscoli addominali, già causa del drammatico ritiro alle Finals di Torino nel 2021 nel match d’esordio contro Sascha Zverev, lo avrebbero tormentato fino alle ultime apparizioni pre-Wimbledon di quest’anno.
Ancora tristemente vive, nella memoria dei tifosi italiani, le immagini dell’uscita dal campo in lacrime al Foro Italico dopo appena un set e due game contro Casper Ruud, nello scorso maggio.
Matteo ci ha messo un po’ per tornare, giocando (ma venendo subito eliminato) proprio ai Championships e prendendosi poi un’altra lunga pausa. Interrotta con l’inizio dei tornei sul cemento asiatico.
Berrettini vuota il sacco: c’è la richiesta ufficiale
Sconfitto al primo match nel suo ritorno in campo ad Hangzhou, battuto da Ruud al secondo turno di Tokyo dopo che aveva superato Jaume Munar all’esordio, e infine ko contro Mannarino nel primo turno del Masters 1000 di Shanghai: non certo un bottino invidiabile per il tennista romano, che di questo passo difficilmente riuscirà a tornare in posizioni di classifica consone al suo status.

Oltre ad aver dovuto fare i conti con la riatletizzazione sul campo dopo una pausa di oltre due mesi e mezzo dopo Wimbledon, ‘The Hammer’ ha trovato delle condizioni climatiche proibitive nelle sue apparizioni in Asia.
Le stesse, visto che i tornei si sono disputati a poche centinaia di chilometri di distanza l’uno dall’altro, che ha trovato Jannik Sinner a Shanghai. E che, come noto, hanno comportato il ritiro per crampi del fuoriclasse altoatesino.
“Durante lo swing asiatico ho sperimentato condizioni mai viste prima. Hangzhou era in realtà più calda di Shanghai, ma il torneo era più piccolo, quindi nessuno lo sapeva. Faceva così caldo i primi giorni che non potevamo crederci. Per fortuna avevano un tetto e pioveva molto“, ha esordito il giocatore in una delle conferenze stampa di Stoccolma.
“Quando le condizioni sono così estreme, noi dell’ATP Tour dobbiamo fare quello che hanno fatto gli Slam: introdurre una regola sul calore o qualcosa del genere“, ha poi proseguito l’azzurro a ‘Tennis Master‘. “Non vogliamo che i giocatori si infortunino o che soffrano in quel modo. La salute viene prima di tutto, ma anche lo spettacolo: se i tennisti non si sentono bene, si ritirano. Non lo vogliamo. La maggior parte delle persone non capisce nemmeno quanto possa essere diverso giocare nello stesso torneo anche solo con 5 gradi in meno o in più“, ha concluso Berrettini.










