Leggiamo in questi giorni, sui quotidiani nazionali più letti e venduti, che la Cassazione ha dato ragione a Stefano Puzzer, leader dei portuali di Trieste e della loro gloriosa rivolta contro quella che viene definita l’infame tessera verde della discriminazione, meglio nota con l’anodino termine inglese di Green Pass. È stato infatti annullato il licenziamento di Puzzer, il quale ha commentato con soddisfazione. Ogni tanto, dunque, una buona notizia nel bel mezzo del deserto sociale e culturale in cui, nostro malgrado, ci troviamo.
Puzzer-Green Pass, una battaglia giusta e sacrosanta
La battaglia di Stefano Puzzer e dei suoi compagni triestini fu giusta e sacrosanta, una lotta per il lavoro e contro quella che viene denunciata come discriminazione biopolitica, imposta dalla tessera verde. Non si trattava solo di un documento, ma (secondo chi vi si è opposto) di un dispositivo ricattatorio fondato sulla libertà condizionata, una logica perversa di controllo sociale e sanitario. Un simbolo perfetto, a detta di molti, del nuovo paradigma del turbocapitalismo della sorveglianza, dove la libertà viene requisita e poi restituita solo a chi accetta, di volta in volta, i diktat del potere neoliberale.
Trieste, epicentro della resistenza
Trieste fu l’epicentro di una rivolta che superò i confini locali e diventò nazionale. Rappresentò, in quegli intensi mesi, la parte migliore del Paese, quella non disposta a barattare libertà con sicurezza, diritti con protezione dall’emergenza dichiarata. Impossibile dimenticare le scene surreali delle forze dell’ordine che caricavano portuali inerme e pacifici, rei solo di manifestare il proprio dissenso legittimo. Fu una delle pagine più ignobili e dolorose della storia recente italiana. Ma i lavoratori del porto di Trieste seppero rispondere con una lezione imperitura di dignità e resistenza.
Puzzer-Green Pass: Una speranza nel deserto dell’ingiustizia
Ecco perché oggi, alla luce della sentenza della Cassazione, non possiamo che esultare. Ogni tanto, anche in un mondo sempre più in balia dell’ingiustizia, dei soprusi, delle storture e delle disuguaglianze, arriva un segnale che ridà speranza. Una speranza che ci induce a continuare a credere nella verità e nella giustizia, e a resistere alle angherie del sistema dominante. Incarnato da una globalizzazione turbocapitalistica che tutto omologa e tutto controlla.










