Alle 02:29 del 13 giugno, Israele ha lanciato un attacco aereo contro l’Iran, colpendo diversi obiettivi nella capitale Teheran. Secondo i media statali iraniani, esplosioni hanno squarciato il silenzio notturno, svegliando la popolazione al suono dei boati. Al momento, il bilancio ufficiale è di almeno 5 morti e 50 feriti, fra cui La televisione di Stato ha confermato l’avvio dell’offensiva, con le difese aeree attivate e il cielo illuminato da colonne di fumo, soprattutto nella zona di Chitgar, a ovest della capitale.
L’attacco avviene in un momento di massima tensione internazionale. Proprio nella giornata di ieri, infatti, il Consiglio dei Governatori dell’AIEA (Agenzia internazionale per l’energia atomica) ha formalmente criticato l’Iran per la mancanza di collaborazione sul suo programma nucleare. Teheran ha reagito con l’annuncio di un terzo sito di arricchimento dell’uranio e l’adozione di centrifughe più avanzate.
Iran, Israele rompe gli indugi: “Era necessario”
Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha definito l’operazione come un’azione preventiva. Mentre il premier Benjamin Netanyahu ha motivato l’attacco con parole nette: “Pochi istanti fa, Israele ha lanciato l’operazione Rising Lion. Un’operazione militare mirata per contrastare la minaccia iraniana alla sopravvivenza stessa di Israele”. Il leader ha poi aggiunto: “Questa operazione continuerà per tutti i giorni necessari a rimuovere questa minaccia”, accusando Teheran di avere “per decenni invocato la distruzione di Israele”.
Il portavoce dell’esercito israeliano ha parlato di una serie di attacchi mirati in tutto il Paese, giustificandoli con l’imminente capacità dell’Iran di costruire fino a 15 bombe nucleari. “Negli ultimi mesi, gli iraniani hanno condotto test segreti per assemblare armi nucleari”, ha dichiarato l’esercito, sottolineando come la minaccia sia ormai “esistenziale”.
Reazioni globali: Usa “al corrente” dell’attacco, petrolio in rialzo
La reazione internazionale è arrivata con rapidità, ma si è mantenuta su toni cauti e distaccati. Inizialmente, Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha subito chiarito la posizione di Washington: “Stasera Israele ha intrapreso un’azione unilaterale contro l’Iran. Non siamo coinvolti in attacchi contro l’Iran e la nostra massima priorità è proteggere le forze americane nella regione”. Ha poi aggiunto che “Israele ci ha comunicato di ritenere che questa azione fosse necessaria per la sua autodifesa”. Mentre un funzionario del governo, intervistato dalla CNN, ha ribadito: “Non c’è stato alcun coinvolgimento o assistenza da parte degli Stati Uniti”.
Ma a smentire questa linea è stato lo stesso presidente Donald Trump, che in un’intervista a Fox News ha dichiarato: “Sono stato avvisato in anticipo dei raid di Israele contro i siti nucleari”. Un’affermazione che contraddice apertamente la versione di Rubio e lascia intendere un certo livello di coordinamento preventivo tra Washington e Tel Aviv. Trump ha poi aggiunto: “L’Iran non può avere la bomba nucleare”.
Nel frattempo, i mercati hanno reagito con immediato nervosismo. Il prezzo del greggio Brent è aumentato di oltre il 2%, mentre alla Casa Bianca è stata convocata una riunione d’emergenza per monitorare l’evoluzione del conflitto.
Il conto dei danni e la minaccia iraniana
Secondo la televisione di Stato iraniana, i raid israeliani hanno colpito sei obiettivi in cinque città, tra cui Natanz. A Teheran, un complesso residenziale sarebbe stato centrato, causando la morte di “donne e bambini”, secondo l’agenzia ufficiale.
Una ricostruzione simile arriva anche da fonti militari israeliane citate dal Times of Israel, secondo cui l’aviazione di Tel Aviv avrebbe lanciato cinque ondate di attacchi, colpendo otto località strategiche. Oltre alla capitale e a Natanz, sono stati presi di mira Ilam e Avaz, al confine con l’Iraq, oltre a importanti centri come Tabriz, Esfahan, Arak e Kermanshah.
In risposta, la guida suprema Ali Khamenei ha promesso una “dura punizione”, accusando Israele di aver compiuto un “crimine sanguinario”. Nel frattempo, le Forze di Difesa Israeliane ribadiscono che il programma nucleare iraniano è giunto a un punto critico: “Il regime si sta avvicinando al punto di non ritorno”, affermano, denunciando un piano segreto per costruire un’arma atomica. E concludono: “Lo Stato di Israele non ha più alternative. Le IDF devono proteggere la popolazione e continueranno a farlo”.
L’intera regione resta ora sospesa in un clima di massima tensione, in attesa della probabile risposta iraniana.