È morto a Roma, a 75 anni, Alvaro Vitali, attore indimenticabile della commedia sexy all’italiana e volto iconico del cinema popolare degli anni ’70 e ’80. Con lui se ne va non solo il leggendario Pierino, ma anche un pezzo di cultura cinematografica che – tra gag volgari e umanità schietta – ha segnato un’epoca.

Il dolore per la scomparsa dell’attore ha riacceso anche i riflettori sul suo rapporto difficile con Lino Banfi, con cui formò una delle coppie più amate del cinema comico italiano. Proprio Banfi ha voluto chiarire la sua posizione: “Alvaro mi accusò di averlo abbandonato, ma io non ho mai fatto né il produttore né il regista. Gli spiegai che non dipendeva da me”, ha dichiarato.

Su tutto questo, e molto altro, è intervenuto Ignazio Senatore, psichiatra, scrittore, critico cinematografico e amico (oltre che biografo – “Nonsolopierino”; Edizioni Falsopiano, 2020) di Vitali, ai microfoni di Radio Radio Café, con Francesco Caselli.


Professore, che tipo di artista e di uomo è stato Alvaro Vitali?

“Era una persona veramente squisita, di grandissima umanità. Ogni volta che lo incontravo, c’era sempre un pizzico di amarezza che lo contraddistingueva. Aveva iniziato con Fellini, aveva fatto film come ‘Amarcord’, ‘I clown’, ‘Roma’… Ha lavorato con Monicelli, con Dino Risi, con Sergio Nasca. Ha attraversato anche un cinema d’autore e impegnato, poi era diventato un’icona della commedia sexy all’italiana, al fianco di Montagnani e altri. Quei film riempivano le sale e tenevano in vita le case di produzione.

Lui però soffriva perché i critici l’avevano etichettato come ‘scorreggione’. Le critiche erano feroci e spesso indirizzate solo a lui, senza motivo. Questo gli ha fatto terra bruciata attorno: a un certo punto nessun produttore lo voleva più. Sentiva un’ingiustizia profonda, anche perché non era solo un caratterista, ma un vero attore: non sfigurava mai, nemmeno accanto ai grandi”.

Negli ultimi giorni in molti hanno parlato bene di Vitali, ma c’è chi ha notato che in vita è stato spesso dimenticato. Lei cosa ne pensa?

“Lui ha sempre avuto parole gentili per tutti: attori, registi, attrici. Con Edwige Fenech aveva un ottimo rapporto. Un po’ meno con Anna Maria Rizzoli, che secondo lui si dava delle arie da star. Ma il grande rammarico della sua vita è stato il rapporto con Lino Banfi. Una volta mi raccontò che erano sul set a Madonna di Campiglio. Scoprì che alcune battute che aveva preparato non sarebbero state più girate. Poi una sera, nella stanza accanto a quella di Banfi, sentì lui, lo sceneggiatore e il regista che modificavano il copione, tagliando sempre più le sue parti. Da lì nacque uno scontro, e una vera e propria rottura.

Secondo quanto mi raccontava Alvaro, Lino non gradì più la sua presenza. Quando Vitali smise di fare cinema, chiese più volte a Banfi di lavorare con lui, magari nelle sue fiction. Ma Banfi rifiutò sempre. È stata una ferita profonda per Alvaro, perché il successo di Banfi era stato costruito anche con lui: insieme erano una coppia straordinaria. Io credo nella buona fede di Alvaro, era un pezzo di pane”.

Quel tipo di cinema oggi viene spesso etichettato come trash, ma ha lasciato un segno importante, anche all’estero…

“Erano anni in cui c’erano giganti come Fellini e Antonioni. Eppure il paradosso è che i film comici come quelli di Pierino incassavano molto di più. Lo stesso Fellini mi disse che i film di Vitali facevano milioni di spettatori. C’era quindi anche una sorta di snobismo culturale: il cinema alto non raggiungeva il pubblico, mentre la commedia popolare sì. Lo stesso è successo con Lando Buzzanca, che ho intervistato per un libro: anche lui è stato rivalutato solo dopo.

La commedia è sempre stata vista come la Cenerentola del cinema, e invece far ridere è molto più difficile che far piangere.”


Negli ultimi giorni si è parlato più del gossip che della persona. Cosa ne pensa di quello che è successo con l’ex moglie?

“Alvaro aveva una salute precaria. Stefania Corona, che io ho conosciuto, era una persona affettuosa e molto materna. Certo, hanno avuto momenti difficili, si sono lasciati, ma sono stati insieme tanti anni. È una questione privata, nessuno ha il diritto di giudicare. Mi sembra davvero triste e offensivo che dopo la morte ci si sia attaccati a questi dettagli: prima si diceva che fosse stato lasciato, ora si discute se fosse giusto o no. È roba da poco”.

Ci lascia con un ricordo divertente di Vitali? Per sorridere come facevamo con i suoi film.

“Una volta Alvaro mi raccontò di quando stava girando con Sofia Loren. C’era un prete sul set. Sofia gli disse: ‘Guarda un po’ che succede’, poi sollevò una gamba per vedere la reazione del prete, che subito si girò verso Alvaro con gli occhi sgranati. Scoppiarono a ridere tutti. Sul set c’era sempre allegria con lui. Romolo Guerrieri, grande regista, lo chiamava Alvarino e lo voleva sempre a cena con lui a raccontare aneddoti. Era una persona semplice, buona, senza secondi fini. Alla fine è rimasto nell’immaginario collettivo. E questo conta davvero.”