Quasi alla pari, al Santiago…Bergam-beu ▷ Lo Scatto

L’Atalanta non esce mai dalla partita, cosa che a molte altre squadre italiane, se non tutte, sarebbe capitata. È già un merito, oltre che l’ennesima certificazione di un’identità.
I cobra del Real non avvertono, prima di piazzare i loro morsi: vale per il lampo iniziale di Mbappé, per il break di Vinicius come una lama nel buio, per il diagonale neoclassico di Bellingham. Eppure, Gasperini è un Michelangelo ostinato che chiede a Éderson, il suo David numero tredici, di continuare a smussare il blocco marmoreo della partita.

Nel tirare e mollare a elastico i tempi di gioco, la truppa pluridecorata di Carletto Ancelotti chiama la Dea a un dispendio di energie e concentrazione non indifferente, però l’Atalanta accetta la sfida non perché cada nel tranello di un palleggio stilnovista come quello dei madridisti, bensì perché sa di poterselo permettere: sa di poter reggere il confronto e i contenuti del secondo tempo sono lì a dimostrare che Gasp cambia gli uomini nei momenti giusti, innestando freschezza, ma senza smarrire il segno nello spartito, pur se dall’altra parte possono sciogliere i quadricipiti Asensio e Modric, per dire.

De Roon è una Penelope paziente, che non disfa mai la tela della propria impostazione, tanto che alla fine ci sta anche che i padroni di casa si giochino le marce alte di Zaniolo per gli ultimi giri di lancetta.

È un fatto, non un’impressione, che il finale l’Atalanta lo trascorre nella metà campo delle Merengues, sempre gestendo la palla in modo tale da dar salire tanto Zaniolo quanto Zappacosta.

I 4′ di recupero trascorrono più lentamente per Courtois e compagni, segno che gli orobici non hanno patito timori reverenziali pur avendo fatto le spese in tre occasioni di tutta la potenza di fuoco del Real Madrid.

Alla fine per il tabellino l’Atalanta la partita la perde, con una clamorosa occasione sprecata nel finale, ma al di là dell’errore di Retegui alla fine resta una sensazione: la truppa di Gasp ne esce ancora più convinta dei propri mezzi.

Paolo Marcacci