Nonostante i proclami apocalittici e un anno tra chiusure totali e certificazioni elettroniche mandatorie per il lavoro, il Covid avrebbe mietuto molte meno vittime di quanto previsto dagli esperti nella sua fase iniziale. Lo ha dichiarato lo scorso 9 dicembre la dottoressa Erminia Maria Ferrari durante la periodica riunione della Commissione Dubbio e Precauzione (DuPre).

“Il tutto a dispetto di quei colossi del farmaco che mirano a un controllo della popolazione. Le aspettative di morte sono state inferiori”. La memoria va alle prime fasi del Covid: “Credo che i guastatori come me abbiano evitato che molte morti attese si verificassero. A inizio pandemia a Bergamo si respirava una atmosfera quasi da guerra, di austerità, per strada non incontravo nessuno, solo lepri e volpi. In quella fase c’è stata grande solidarietà, il che ha permesso alle risorse del territorio di rendersi molto utili. I medici che operavano in casa avevano grande successo, mentre negli ospedali sovraffollati si moriva. Riuscivamo a trovare persino le bombole di ossigeno: io sono arrivata a implorare i produttori locali uno a uno per averle per i pazienti che seguivo e che ne necessitavano”.

Poi, una parentesi sul ruolo del Servizio sanitario nazionale: “Io credo molto in questo sistema: utilizzandone le risorse ho aiutato molte persone a trovare la strada giusta per la guarigione, guidandole con una terapia corretta e adeguata. Un SSN di questo livello va salvaguardato: sono felice di aver fatto la mia parte, da guastatrice, sul territorio. Poi, in corso d’opera, sono arrivati i vaccini, su cui puntavamo molto. L’autorizzazione in corsa di questi prodotti ha dato dei risultati che, anche se no si vuole dirlo, non sono stati proprio quelli sperati a causa dell’approssimazione usata“.