Nonostante fossero stati ricevuti a Bruxelles dall’europarlamentare e segretario nazionale di Sud chiama Nord Dino Giarrusso, gli appelli della Class Action Nazionale Dell’Edilizia (CANDE) sono rimasti inascoltati. Una delegazione di imprenditori edili provenienti da ogni parte d’Italia, iscritti alla costituenda Associazione, si erano recati a Bruxelles a causa delle fortissime difficoltà a causa delle scelte scellerate del governo Draghi rispetto al Superbonus. Il loro appello, ora, è rivolto al governo presieduto da Giorgia Meloni, che pure sul superbonus non pare voler invertire la rotta.

“Siamo arrivati fino all’Europarlamento per capire di più sulla storia del Superbonus”, spiega Roberto Cervellini. “Anche perché vorremmo avere le idee chiare sulla questione relativa alla transizione ecologica: in Europa pare la vogliano, mentre in Italia no. Abbiamo realizzato anche un dossier con numeri e dettagli, per esempio riguardo l’abbattimento della Co2 e delle forniture fossili. L’on. Donato si è resa disponibile ad ascoltarci, noi siamo inchiodati ai cassetti fiscali. Continuiamo a lavorare, chi può, a debito senza poter incassare dal 2020 per colpa di una legge dello Stato. Lo stato per noi è inadempiente. Non si riesce più a recuperare nonostante ci sia messo mano, la storia delle frodi non sta in piedi, i dati non tornano: Franco parlava di 5,7 miliardi di frodi, ma parliamo di soldi fermi nei cassetti fiscali, non è stato liquidato ancora nulla”.

Il tema è il funzionamento della cessione del credito, che in poche parole le imprese devono poter cedere a delle banche desiderose di acquistarlo per rimborsarlo. Tuttavia, il meccanismo si è inceppato: “Chiudendo le porte delle partecipate dello Stato, le altre banche hanno applicato la legge del mercato. In più, i limiti posti dal governo hanno allarmato le banche sull’erogazione del credito. Tecnici preparatissimi hanno spiegato come ovviare al problema, basterebbe un sopralluogo dei vigili urbani. Ma non sta a noi trovare le soluzioni: ci devono mettere in condizione di chiudere quanto previsto dalla legge, sono lavori maturati e vorremmo essere pagati per quanto realizzati.”

Manca la liquidità. Senza, non si possono pagare i contributi, oltre che i fornitori. “Il governo ci ha messo in condizione di fare lavori e fatture, sono tutte società per cui la contabilità non va per cassa ma per competenza”, aggiunge Igor La Spada, presidente del CANDE. “Va sanato il pregresso, dobbiamo essere messi o in condizione di pagare i fornitori o ci vanno sospese le tasse. Non venisse fatto, andremo per vie legali nazionali o internazionali, in seconda istanza, tutti insieme. Assurdo si possa modificare un contratto in via unilaterale in questo modo. I lavori li abbiamo finanziati noi, non lo Stato. In più, ci sono i committenti: se non ultimiamo il lavoro rischiamo di finire in tribunale”.