Qualche giorno addietro Roberto Benigni, il noto comico fiorentino, è stato accolto da Francesco, da Bergoglio, e insieme hanno dialogato amorevolmente su tutto, anche ridendo di gusto sulla figura di San Francesco d’Assisi. La notizia viene riproposta ad esempio da Repubblica con un titolo che punta esattamente il dito con entusiasmo, s’intende, sulle risate che i due si sono fatti sulla figura di San Francesco d’Assisi. Ebbene, è proprio di questo che bisogna ragionare criticamente, ossia su come con il pontificato, o presunto tale, di Bergoglio assistiamo allo svuotamento di ogni trascendenza, alla perdita di ogni sacertà. Insomma, assistiamo all’evaporazione definitiva del cristianesimo, secondo una linea avviatasi con il Concilio Vaticano II e alla quale solo Joseph Ratzinger aveva provato eroicamente a resistere, riproponendo il sacro, l’eterno, la trascendenza. Ebbene, con Bergoglio quel processo sembra oggi giungere a compimento, dacché la Chiesa di Roma, lungi dal resistere alla civiltà del nulla, dei mercati e della finanza, si scioglie completamente e favorisce, promuovendolo, il movimento stesso che essa conduce. Ecco perché Bergoglio può ora amabilmente ridere di San Francesco d’Assisi, proprio come qualche tempo addietro, di fronte ai seminaristi che gli portavano in dono una bottiglia di gin, disse che quella era meglio dell’acqua santa. O come quando disse che Gesù fa un po’ lo scemo. Queste le sue parole. O come ancora quando disse che le questioni teologiche relative alla Vergine Maria erano delle sciocchezze.

Insomma, Bergoglio piace tanto alla civiltà mediatica, alla civiltà della tecnica, ai padroni del discorso politicamente corretto, perché il suo è un Cristianesimo svuotato di trascendenza e un Cristianesimo ridotto al raddoppiamento del pensiero unico politicamente, e a questo punto anche teologicamente, corretto. Lungi dal resistere alla profanazione e alla dissacrazione che la civiltà dei consumi conduce spietatamente contro la religione della trascendenza, Bergoglio asseconda quel movimento. Ed ecco che può tranquillamente ridere, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, intorno alla figura di San Francesco. Ratzinger avrebbe senz’altro agito diversamente. Ratzinger sempre fu bastione di resistenza rispetto alla civiltà del nulla. Tutto il contrario di Bergoglio. E non per caso Ratzinger non piaceva alla civiltà mediatica che continuamente lo ostracizzava e lo demonizzava. Bergoglio invece è beniamino della civiltà dello spettacolo, viene invitato a Che tempo che fa, viene celebrato come personaggio dell’anno nel 2013 da Times, lo stesso che celebra oggi il guitto Zelensky.

Insomma, Bergoglio piace al mondo perché sta svuotando la Chiesa e la trascendenza a favore del mondo. E lo fa ogni volta dicendo che è il solo modo per celebrare Dio, per portare il discorso cristiano all’altezza dei tempi. Ma aprendosi al mondo, la Chiesa non conquista il mondo: si perde nel mondo, si scioglie nel mondo, finisce per farsi indistinguibile, come di fatto è la Chiesa di Bergoglio, una Chiesa liberal progressista, una neochiesa post-cristiana che è semplice megafono della civiltà dei consumi, a tal punto che oggi la fede low cost proposta da Bergoglio rende il cristiano indistinguibile dal consumatore, privo di apertura alla trascendenza e al sacro, tutto proiettato nell’immanenza, nel mondano, nella civiltà tecno morta.

Ed è per questo che, ascoltando con attenzione Bergoglio e i suoi sermoni, non sia mai l’impressione di essere dinanzi a un Pontefice. Sembra di essere dinanzi ora a una guardia forestale che difende le ragioni dell’Amazzonia e della economia green, ora a un operatore delle ONG che difende i porti aperti e gli sbarchi garantiti, ora ancora sembra di essere al cospetto di un leader, di un partito liberal progressista che difende la lotta contro il sovranismo, il populismo e a beneficio della globalizzazione turbo capitalistica. Insomma, Bergoglio è il Papa ideale della civiltà tecno morta dei mercati, quello che porta a compimento il processo di evaporazione del cristianesimo, quello che, per inciso, può, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, ridere di San Francesco d’Assisi.

RadioAttività – Lampi del pensiero quotidiano, con Diego Fusaro