Durante la campagna elettorale non si è parlato del tema del lavoro, o meglio: si è parlato del tema di lavoro soltanto rispetto al reddito di cittadinanza polarizzando, quindi, il dibattito sulla validità o meno del reddito e sulla possibilità di mantenerlo, ritoccarlo o addirittura cancellarlo del tutto.

Ora è il “day after”, il giorno dopo, e i commenti elettorali sono sul reddito di cittadinanza letto come possibile voto di scambio. Non c’è dubbio che il M5S, o meglio Giuseppe Conte, abbia capitalizzato una rendita elettorale data dal reddito di cittadinanza, ma il tema non è soltanto quello, oppure, potrebbe esserlo soltanto se ci limitassimo a ragionare sul corto. Il vero tema di riflessione è riuscire a capire che reddito di cittadinanza è o può essere una grande vittoria del sistema, del capitale.

Attraverso la vittoria del reddito di cittadinanza, il grande capitale ha capito che si possono schiacciare gli italiani, si possono comprimere i diritti fondamentali, si possono togliere i diritti sul lavoro e del lavoro, i diritti su una giusta retribuzione. Quindi se tu tieni con la testa sott’acqua il popolo italiano ecco che vinci, o ottieni una vittoria, semplicemente concedendogli una sciocchezza.

Ti tolgono tutto, o grandissima parte dei tuoi diritti, però poi se qualcuno ti da una sopravvivenza che è il reddito di cittadinanza o il salario minimo ecco che l’italiano si dice soddisfatto oppure ti premia. Quindi il grande capitale ha capito che può schiacciare gli italiani, può comprimere tutti i diritti perché tanto poi se gli dai un pezzettino di un qualcosa l’italiano è contento.

Non è più la grande sfida legata al lavoro. Non è più ragionare sulla piena integrazione. Non è più fare una lotta vera, come si faceva un tempo, a difesa del lavoro, a difesa degli spazi di impresa. Oggi il grande capitale ha capito che ti possono togliere tutto, anche gli spazi di libera impresa, perché tanto se poi si concede “il resto di niente” (mi verrebbe da dire) l’italiano è contento.

Questa cosa è gravissima e più grave ancora della vittoria del Movimento 5 Stelle, perché non è la vittoria di Conte: è la vittoria del grande capitale, è la vittoria di un schema neoliberista per cui si può andare avanti a comprimere i diritti. Poi ci sarà lo scambio della retribuzione con la paga o con la paghetta. Ci sarà la possibilità di dire: “Io ti do il minimo indispensabile, poi non ti preoccupare se non avrai la macchina, i trasporti, la sanità, tanto poi ci inventeremo qualcosa”. Il car sharing se non hai la macchina. L’house sharing se non hai la casa popolare e quindi avrai la condivisone di spazi e alloggi. Poi magari avrai una sanità condivisa che non è nient’altro che una sanità a distanza dove ti cura un algoritmo, una intelligenza artificiale.

Anche la spersonalizzazione della sanità, quindi, ma non c’è perché il nuovo modello di sanità è quello per cui ti daranno un vaccino, una medicina e, come dice la Meloni nel suo programma, una specie di patente a punti se ti sottoponi a dei controlli periodici: perché non sei sano, ma sei un malato che in questa fase è meno malato. Ti fanno ragionare come se fossi sempre un malato che si deve sottoporre a un continuo tagliando per verificare se oggi sei non tanto malato. Quindi non sei una persona sana che ogni tanto si può ammalare ma un malato che al controllo viene giudicato sano.

Vedete, è proprio questo switch, questo interscambio, a farmi paura. Poi vedremo se questo schema troverà degli attriti, delle resistenze. Ad oggi non ce ne sono, come dimostra la vittoria del Movimento 5 Stelle, che è la sconfitta del riscatto, e come purtroppo testimonia anche la vittoria della Meloni che come avete visto andrà avanti con l’Agenda Draghi.

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