Non si placa la polemica dopo le dichiarazioni di Ugur Sahin al Financial Times. Il fondatore del colosso farmaceutico BioNTech, in una recente intervista al Financial Times, ha invitato le autorità internazionali a sbrigarsi ad autorizzare i vaccini contro le nuove varianti del Coronavirus. I cambiamenti, a suo dire, sarebbero minimi e non rischierebbero di compromettere la salute delle persone. Ma non tutti la pensano così. “Trovo difficile definire questo signore ‘collega’“, ha tuonato Mariano Bizzarri, Professore di patologia clinica al dipartimento di Medicina sperimentale dell’Università Sapienza di Roma. Secondo l’esperto, “si tratta dell’epilogo di una serie di eventi successivi caratterizzati da una violazione di regole etiche, scientifiche e giuridiche. Ricordo che hanno imposto il vaccino, pretendendo il consenso informato. E che la procedura di approvazione è stata caratterizzata da innumerevoli violazioni dei protocolli“.

Vaccini vs farmaci: un po’ di chiarezza

A preoccupare il professore, però, sono soprattutto le conseguenze sullo stato di salute dei pazienti. “Un vaccino, a differenza di un farmaco, viene somministrato a persone sane per prevenire una malattia. I ragionamenti potrebbero essere diversi se, in una situazione disperata, uno voglia provare un farmaco, ma sempre dietro consenso informato. In quel caso, potrebbe essere legittimato. Nel caso del vaccino, invece, stiamo dando un farmaco in previsione di un evento futuro che intendiamo anticipare e bloccare e lo stiamo somministrando a una persona che è in ottima salute. Evento che potrebbe non avvenire“.

Sperimentazione, perché dev’essere imprescindibile

Secondo Sahin, comunque, le differenze tra i vecchi e i nuovi vaccini sarebbero irrisorie e non suscettibili di avere ripercussioni gravi sui pazienti. Bizzarri non ci sta: “È falso dire che cambiando due o tre amminoacidi cambia poco: la sostituzione di un amminoacido con un altro, nella complessa catena emoglobinica, fa la differenza tra lo stato di salute e l’anemia a cellule falciformi, che può essere mortale. Un cambiamento simile il più delle volte può essere senza conseguenze, altre volte può portare un beneficio, in alcune situazioni può portare un beneficio: il problema è che dobbiamo testarlo, non possiamo presumerlo. Questo è un errore madornale che qualunque medico alle prime armi conosce bene“. Ma non è tutto. “In secondo luogo – prosegue l’esperto – questo signore presume che cambiando due o tre amminoacidi l’efficacia e la sicurezza del vaccino siano paragonabili a quelle precedenti: è una pia illusione, queste cose vanno sperimentate e confermate. Il codice di Norimberga venne creato per incriminare i medici tedeschi che eseguivano sperimentazioni non controllate e senza consenso nei campi di concentramento. Oggi Sahin suggerisce di sottoporre non mille, non un milione ma miliardi di persone a una sperimentazione di massa incontrollata, senza eseguire i trial clinici obbligatori. E questo perché, a suo dire, nel prossimo autunno andremo incontro a una recrudescenza del virus, quando ormai sappiamo che ormai l’infezione va declassata a ‘influenza’“.

Covid-19, a che punto siamo?

Ma qual è oggi la situazione? “La verità è semplice: rispetto agli altri anni abbiamo molti più contagiati, ma in numero assoluto ricoveri in terapia intensiva di gran lunga inferiori. Il quadro di oggi è rassicurante e se proprio vogliamo un vaccino, ne dobbiamo pensare uno concettualmente diverso, basato sull’intero corpo virale (quindi ottenuto con metodi tradizionali), che possibilmente venga somministrato per via nasale perché è lì che si vince la battaglia: bisogna impedire che il virus penetri nelle mucose, cosa che in parte avviene già con Omicron”.