Da oggi sono ufficialmente negativo al test molecolare. Ho sconfitto il Covid dopo 21 giorni di isolamento, 8 dei quali sono stati veramente infernali, con febbre molto alta, saturazione sotto i limiti di guardia, affanno. Giorni che ho passato, per sicurezza, con una bombola di ossigeno ai lati del letto. Ci sono stati momenti in cui ho temuto il peggio, di forte preoccupazione, anche se ho agito tempestivamente. Anzi, forse è stato quello che ha scongiurato un decorso anche peggiore. L’amico avvocato Eric Grimaldi mi ha messo subito in contatto con i medici del gruppo terapie domiciliari Covid, il Dott. Nino Pignataro si è dimostrato davvero preziosissimo in questa fase. Un professionista che in questi due anni ha acquisito sul campo competenze specifiche sul Covid, curando come volontario decine e decine di persone a distanza e che mi ha fatto partire subito con un protocollo di cura. Protocollo di cura che io ho potuto confrontare con il mio medico personale, il Dott. Marino Catani, pneumologo del Cardarelli di Napoli.

Questo mi ha fatto capire che quella contrapposizione che vorrebbero creare tra i medici ospedalieri e quelli del gruppo terapie domiciliari in realtà non esiste. Coloro che hanno approfondito le cure domiciliari in questi anni, coloro che si sono basati sui dati raccolti sul campo sono perfettamente allineati, tranne ovviamente per qualche irrilevante divergenza. Questo per me è stato molto rassicurante, diciamo che se mi fossi rifatto a tachipirina e vigile attesa forse oggi non sarei qui con voi e mi dispiace, anzi trovo inaccettabile che questi protocolli non siano alla portata di tutti.

Il Covid preso in tempo, curato fin dai primi sintomi, anche quando ti prende in forma violenta, in assenza di altre patologie gravi, non ti fa finire in ospedale. Questo dobbiamo gridarlo a gran voce.

Ora arriviamo alla domanda che tutti mi pongono da quando i media mainstream hanno lanciato il nuovo format ‘caccia al no vax pentito negli ospedali’. Un’altra operazione di uno squallore infinito, telecamere che scrutano nelle terapie intensive in cerca di visi sofferenti da inquadrare e rendere testimonial del terrore. Una vergogna vedere quelle telecamere di sciacalli aggirarsi in luoghi di sofferenza in cerca del pentito a cui calpestare la dignità.

E voi mi chiedete se io mi sono pentito, ma pentito di cosa? Mica ho scelto di non vaccinarmi perché sono un negazionista che potrei pentirmi di non aver creduto al virus o di non essere stato attento. Io ho sempre avuto molto timore perché l’ho sempre considerato un virus ingegnerizzato quindi imprevedibile, isterico, mutevole. Ho sempre avuto molto rispetto per la scienza a cui mi sono affidato cecamente per curarmi, ho sempre pensato che i vaccini hanno fatto fare passi avanti all’umanità quindi non c’è nulla di cui io debba pentirmi, neanche quando sono stato molto male. Probabilmente vaccinato avrei avuto un decorso del virus più blando, è senza dubbio possibile. Ma c’è l’altro lato della medaglia però, che effetti avrebbe avuto il vaccino sul mio organismo? Soprattutto alla luce del fatto che lo farei con angoscia, quindi somatizzando quella paura.

Ma c’è una cosa che voglio chiarire: quella paura, quello scetticismo non dipende da me, non dipende dalla mancata fede nella scienza, non dipende da un rigetto del vaccino tout court. La mia paura, e quella di tanti altri, deriva dal fatto che ci siamo posti domande senza trovare risposte.

Non capiamo perché si ignorano gli effetti collaterali del vaccino, perché si finge che non ci siano o che siano meno frequenti di quanto sono in realtà? Perché chi subisce eventi avversi si trova censurato, abbandonato, silenziato? Perché non c’è un protocollo da eseguire prima della vaccinazione, che potrebbe scongiurare reazioni avverse a seconda della storia clinica del paziente? Perché non c’è un protocollo per chi accusa malori dopo la vaccinazione? Perché viene fatta indistintamente a tutti, ragazzini, giovani sportivi, anziani con patologie? La scienza non insegna a trattare tutti i pazienti allo stesso modo. Questo approccio è antiscientifico, soprattutto con un vaccino forte, nuovo, autorizzato in fretta e con una tecnologia agli esordi. Quindi se non arrivano queste risposte, il vaccino non può che spaventare chi queste domande se le pone. Se io mi sentissi al sicuro, sarei folle da rischiare un virus che ritengo imprevedibile non vaccinandomi, quindi di cosa dovrei pentirmi? Di essermi posto domande? Di aver aspettato quelle risposte che non arrivano? Di rigettare questo approccio del Governo e delle Organizzazioni sanitarie che quel dubbio lo alimentano?

Sono stato male, non è stata una semplice influenza ma non l’ho mai pensato, anzi, averlo addosso questo virus ha rafforzato la mia convinzione di aver a che fare con un virus ingegnerizzato perché lo senti, lo avverti, non ha nulla di naturale, nulla di prevedibile quindi io ne ho grande timore e grande rispetto per le vittime. Ho grande rispetto per chi lotta in prima persona, ma se questo virus mi prende male so a chi rivolgermi, so cosa fare e so chi capisce il mio stato, i miei sintomi.

Se oggi invece dovessi stare male per le conseguenze del vaccino, una possibilità remota ma che non possono più fingere che non esista so che troverei un muro di gomma e so che avrei tutti contro e tutti con l’unica priorità di affrettarsi a escludere qualsiasi reazione, anche la più evidente. E questo non mi farebbe dormire tranquillo. E’ questo che mi frena, quindi non chiedete a me se io mi sia pentito, perché non mi presto al gioco di questi personaggi che si sono prostituiti per due minuti di gloria in tv.

Sono io che chiedo a voi: non vi pentite di avere questo approccio antiscientifico? Non vi pentite di aver fatto abdicare la scienza alla politica e di trattarci tutti come topi da laboratorio per nulla che hanno a che vedere con la tutela della salute? Davvero non vi pentite del fatto che la mia paura sia soltanto frutto della vostra incompetenza e della vostra malafede?

La Matrix Europea, la verità dietro i giochi di potere – Con Francesco Amodeo