Dalla Piazza arriva il grido di allarme di Pino Cabras sulla nostra libertà. Dopo che la Camera ha bocciato la mozione che impegnava il Governo italiano a concedere lo status di rifugiato politico a Julian Assange, fondatore di Wikileaks, Cabras denuncia l’inerzia e la complicità del Parlamento italiano con il potere censorio globale.

Rinnegando il diritto all’informazione come conquista dell’Occidente democratico, la scelta del Parlamento italiano si è concretizzata in un rifiuto della tradizione liberale occidentale e della lotta centenaria per la difesa dei diritti. Lasciare Assange al suo destino ha rappresentato simbolicamente per Cabras il ripudio del passato moderno dell’Europa e della sua stessa cultura. Rinnegando i propri valori e quelli della sua storia il Parlamento italiano sembra aver messo in discussione i propri stessi fondamenti costituzionali cedendo ad opachi interessi di potere.

L’allarme di Pino Cabras sulla censura della nostra libertà

“È paradossale il modo in cui abbiamo difeso Assange in parlamento alcuni giorni. Abbiamo detto che quello era un atto di amore nei confronti dell’Occidente, dove viviamo e il luogo di elaborazione della carte dei diritti dell’uomo, il luogo dove si è inventato il giornalismo d’inchiesta moderno, il giornalismo che fa da cane da guardia.

Il caso Assange rappresenta l’ombra dell’Occidente. Un Occidente che non riconosce se stesso e le propri carte dei diritti. Un giornalismo che non riconosce il suo figlio più maturo. Il potere tende a voler nascondere le sue malefatte, il giornalismo e la pubblica discussione, il disporre i difetti del potere dovrebbe essere l’antidoto democratico.

L’assalto alla vita e alla libertà di Julian Assange è in realtà un attacco interno, autoimmune del potere occidentali difronte alle sue cose più preziose, alle risorse che vogliamo difendere. La difesa di Assange è la difesa della sua vita, torturata da tanti anni, ma anche la difesa di tutte le nostre prerogative umane di persone che appartengono a dei sistemi democratici.

Ora tutto questo è sotto minaccia. I social network diventano sempre più oggetto di censura e il varco che era stato aperto da Wikileaks e Assange si sta muovendo come un pendolo verso la direzione di una censura orwelliana. Siamo sotto minaccia per i rischi delle guerre, queste tensioni vengono raccontate dal filtro del potere. Se si fosse dato retta ad Assange non avremmo avuto il disastro dell’Afghanistan.

Il Parlamento ha scelto di lavarsi le mani anziché affrontare la questione. Alcuni con ostilità netta, altri spogliandosi delle battaglie che avevano fatto per anni. Abbiamo un Parlamento ormai disposto a svendere in nome di convenienze e rapporti di potere occasionali dei valori profondi, che sono quelli che appartengono a tutti. Quel voto in Parlamento è stata la fotografia di una degenerazione della vita democratica”