Un gruppo di ventenni, diretti da un loro ex professore di liceo, hanno tentato un esperimento cinematografico che si è trasformato in un’esperienza di vita, in una vera e propria prova esistenziale.
Dalla preparazione fino alle riprese sul set, per poi continuare nella post produzione, il regista e insegnante Pier Paolo Segneri ha messo insieme un gruppo affiatato di suoi studenti di ieri, provenienti da istituti diversi, da diverse sedi scolastiche e da classi che hanno già concluso il loro ciclo liceale. Finora è stato già un successo, nel senso che la serietà del progetto si è sposata col divertimento e con un clima positivo in ogni fase della lavorazione.
Titolo provvisorio del docu-film è: “Come siamo (dietro le quinte)“.
I protagonisti sono i ragazzi e i loro nomi andranno memorizzati perché questo percorso filmico, nelle intenzioni del regista, avrà un seguito. Ecco gli interpreti principali del docu-film: Francesco Giarnera, Lorenzo Gauzzi, Martina Fianchini, Carla Ricci, Wilson Segovia, Valentina Cairoli, Ludovica Spalvieri, Luna Barba e Gaia Della Rossa. Inoltre, nella parte di sé stesso, compare lo scenografo Francesco Bronzi. I costumi sono di Valentina Ciaralli. Direttore della Fotografia: Luca Santoro. Le musiche  sono di un altro ex studente di Pier Paolo Segneri: Lorenzo Tarquini.


Di che cosa parla il film?

È la storia di un gruppo di ragazzi che vanno alla ricerca di fiducia, in loro stessi e negli altri. Infatti, il valore di fondo del docu-film è: credere in se stessi e negli altri. Non anticipo altro. 

E il controvalore?

Non credere in loro stessi né, tantomeno, negli altri. Quindi, la sfiducia in loro stessi e di conseguenza la mancanza di autostima, la sfiducia negli altri.

Perché la scelta di questo tema?

Perché, in mezzo, tra queste due possibilità, c’è “il dubbio”. Il dubbio può essere un’accensione che mette in moto il cammino della conoscenza, ma può anche diventare un tarlo che conduce verso la mancanza di fiducia in se stessi e negli altri. Oggi, dopo aver attraversato questa crisi pandemica siamo diventati più nervosi, più sfiduciati, più irritabili, più astiosi, più menefreghisti, più egoisti, più sospettosi. E i ragazzi, che hanno più vita davanti, vogliono tornare ad avere entusiasmo e progettualità , ma questo non sarà possibile se non troveranno qualcuno disposto a credere davvero in loro, ma veramente, non per vanità.

A che punto siamo, secondo lei e che rischio corrono le generazioni più giovani?

Siamo a un passo dal peggio. La peggiore sfiducia che esista, cioè l’aberrazione del controvalore del film, è quella di chi non agisce più perché è convinto che – tanto – le cose andranno certamente male e, quindi, non si attiva, non ci prova neppure più. Ma se i ragazzi troveranno qualcuno che crede in loro, nel loro talento, nelle loro qualità, almeno una persona che sappia fare questo, allora potranno farci uscire dal pantano della solitudine e dal vuoto esistenziale. Una solitudine e un vuoto esistenziale che vivono sulla loro pelle anche e soprattutto i ragazzi e gli studenti. Questo cerca di indagare il film. Il resto spero vogliate vederlo…
Dove? Nel circuito web e nei festival dedicati. Insomma, un po’ ovunque. 

Paolo Marcacci