Demi Lovato ha fatto coming out tramite il suo profilo Twitter. La pop star ha scosso l’opinione pubblica, americana e non, dichiarandosi non omosessuale, bensì annunciando di avere un’identità di genere non binaria. Ma che cosa significa?
La cantante americana ha lanciato un segnale molto forte all’intera nazione e al mondo intero spiegando di non identificarsi all’interno della solita classificazione uomo-donna, ma di riconoscersi in un concetto di genere molto più fluido, e lo ha fatto richiedendo di far riferimento alla sua persona con pronomi neutri quali they e them.
Per fare un po’ di chiarezza sui termini corretti da utilizzare quando si parla di identità di genere e per capire esattamente cosa si intenda con “genere non binario” Stefano Molinari e Luigia Luciani hanno interpellato Eva Sassi Croce, rappresentante del gruppo di attivisti di persone trans e non binarie T.A-MO. Ecco le riflessioni più importanti in diretta a “Lavori in corso”.
“Partirei su un fondamento che non viene riportato nei media. Viviamo in una società in cui, alla nascita, in funzione dei genitali, veniamo assegnati con un marcatore maschile-femmina che è un codice o anagrafico o genitale. A questo viene assegnato un nome, rigorosamente maschile o femminile, secondo i canoni binari e, in terzo luogo, viene assunto il genere: uomo o donna con i relativi ruoli. Tutto questo ha a che fare con il genere.
Esiste poi il concetto dell’identità di genere, di cui si sta discutendo tantissimo, anche in questi ultimi mesi, in funzione del Ddl zan, che invece diciamo ribalta la questione. Non è più la società che definisce chi sei tu ma è la persona stessa che si definisce all’interno dell’identità di genere. In funzione di un percorso personale. Il termine non-binary è un termine a ombrello. All’interno di questo termine ci sono tante identità, non una sola.
Attenzione a non confondere l’identità di genere con l’orientamento sessuale. L’identità è proprio una sensibilità che c’è. Per cui, personalmente uso il femminile ma capisco che ci siano delle persone che abbiano la necessità di utilizzare il neutro. La difficoltà è che in inglese il neutro c’è, in italiano diventa più difficile. Ma non è un’estremizzazione.
Quello che mi spaventano sono le cattiverie e chi pensa che questo sia un capriccio. Non lo è, persone che hanno un genere non conforme esistono dalla notte dei tempi e in varie geografie. E’ che noi viviamo in un mondo che è costretto nel binario ma, nella realtà dei fatti, ci sono persone, che sono la minoranza, che però non si identificano. Stessa cosa per l’orientamento sessuale. Dobbiamo avere la sensibilità di capire che per certe persone definirsi è necessario. Tutte le etichette servono fin quando non ci saranno più discriminazioni.
Il Ddl Zan? E’ un discorso che in altri paesi, soprattutto europei, ci siamo arrivati, in Italia siamo fermi con una legge che ha 40 anni e non è più rappresentativa della complessità di oggi e andrebbe cambiata. Bisogna che i politici capiscano che i diritti civili fanno parte del loro mestiere. Sono 25 anni, è ora che portino a compimento questa legge”.