Dal punto di vista mediatico il covid ha oscurato da mesi qualsiasi altra notizia inglobando i più svariati argomenti all’interno di questa macrosfera. Se il fatto può essere in parte giustificato perché il virus ha coinvolto gran parte delle nostre attività, impressiona comunque la narrazione continua che ne viene fatta.

Le pagine dei giornali, così come gli schermi televisivi e i monitor dei computer sono invasi da parole e foto di impronta sanitaria. Tutte secondo la logica mainstream, almeno questo è il pensiero di chi avversa ciò che sta accadendo. Mentre la ricerca, quasi ossessiva, di dati e statistiche sembra seguire un’unica direzione, quella dominante.

In sostanza si assisterebbe non soltanto alla narrazione di un argomento che ha colonizzato tutti gli altri. Ma quell’unica notizia si baserebbe sempre sullo stesso copione. Una simile chiave di lettura ce l’ha fornita il professor Enrico Michetti, ai microfoni di Stefano Raucci. Ecco il suo intervento.

“Il dato andrebbe visto alla luce di quanto fossero impegnate le terapie intensive negli anni precedenti. Se rispetto alle terapie intensive nel 2018, 2018, 2019 non c’è una percentuale importante… le terapie intensive molto spesso negli anni vanno in sofferenza, soprattutto nel periodo tra marzo e aprile. Anche nel periodo di ottobre e novembre.

Il rapporto non è in merito ai contagiati. Si può chiamare emergenza solo quando gli strumenti ordinari dello Stato non sono in grado di fronteggiare la situazione pandemica. Ancora non siamo in questa fase.

Vedevo che sul Corriere della Sera su undici notizie, dieci riguardano il covid. Come se nel mondo non accadesse nient’altro se non il covid. Questo porta ad una turbativa nello stato mentale delle persone. Non si può azzerare il Paese e mettere al centro un’unica notizia.

Credo che sia difficile fermare con le mani una pandemia. Con una pandemia ci si convive. La prevenzione serve soltanto a non mandare in sofferenza le strutture ospedaliere. Se voi pensate che su 100 mila tamponi abbiamo 7000 mila persone che sono contagiate significa che se facessimo 60 milioni di tamponi avremmo 3,4,5 milioni di contagiati. In 7 mesi chissà quanti ce l’hanno avuta e chissà quanti nei prossimi mesi ce l’avranno”.


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