Il primo obiettivo consisteva in un recupero di dignità e autostima, per la Roma di Paulo Fonseca. Troppo poco? Diciamo che, alla luce del risultato che si fissa sul tabellone del “San Paolo”, è un po’ un riconsolarsi con l’aglietto, come si dice in gergo. Però oltre al risultato ci sono altri aspetti da considerare, tanto per non gettare il bambino con l’acqua sporca: il due a uno per i partenopei arriva, con la meravigliosa esecuzione a giro di Insigne, in un momento in cui Dzeko e compagni stavano legittimando il pareggio e mostrando una maggiore fluidità nel giro palla all’interno della trequarti, rispetto al Napoli.

Va anche detto che in alcuni frangenti del primo tempo gli azzurri avrebbero potuto passare in vantaggio se non addirittura raddoppiare.

Una cosa è apparsa lampante sin dai primi minuti: ha avuto molto più senso la formazione di stasera, pur con la difesa a tre (che diventava a cinque palla al Napoli) tirata fuori dal cilindro, che quella senza capo né coda vista con l’Udinese.

Per fortuna si torna in campo quasi subito, sperando di suffragare contro il Parma i progressi visti stasera contro l’avversario più forte tra quelli affrontati dalla ripresa delle ostilità.

È il momento di non guardare la classifica, di non ragionare sulla statistica del momento: la Roma deve ripartire dalla prestazione e dalla compattezza ritrovate, anche un poco a sorpresa. La parola chiave per restituire un senso a questo finale di stagione è una: autostima. Lo abbiamo detto all’inizio, lo ribadiamo dopo aver visto la Roma ritrovarla nelle condizioni più proibitive.

Paolo Marcacci


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