Arrivano i soldi? Se sì, quando? Arriveranno tutti insieme o di volta in volta? Cosa prevedono gli accordi europei?
Questi e altri interrogativi aleggiano intorno al Recovery Fund, celebrato nei giorni scorsi dal Governo come una grande vittoria dell’Italia e dell’europeismo.
I numeri che si conoscono sono questi: 209 miliardi di cui 82 a fondo perduto, ma c’è chi è scettico su queste cifre, non solo per i precedenti che hanno visto proclamare fior di miliardi mai arrivati, ma anche perché quanto è scritto negli accordi non rispecchierebbe la narrazione delle grandi vittorie governative.

Non arriverebbero subito, ma gradualmente. Non sarebbero a fondo perduto, ma prestiti a interesse con tanto di condizioni.
Questo il sunto della spiegazione dell’economista Valerio Malvezzi, che a ‘Un giorno speciale’ ha spiegato i termini dell’accordo e perché, in realtà, il Recovery Fund sarebbe una falsa vittoria per il nostro Paese.
Ecco l’intervista di Fabio Duranti e Francesco Vergovich.

“Governo Conte ha mentito sui numeri: non esiste nessun contributo a fondo perduto” ► Malvezzi

Perché non arrivano i soldi? Perché arrivare significa partire da un punto e giungere a un altro. Il verbo giusto dovrebbe essere “perché non ritornano i soldi?”.
Il principio che dovrebbe essere capito è che l’Unione Europea non ha soldi e non può produrre dei soldi. L’unico che può produrne si chiama Banca Centrale Europea, che in effetti in un pomeriggio cliccando un bottone ne ha creati 1,350 miliardi.

L’Unione Europea, essendo un organismo di rappresentanza politica, il denaro lo può ricevere solo dagli stati membri.
Domanda: gli stati membri possono fare soldi? Risposta: no, nemmeno loro possono. O tecnicamente non possono più da quando non controllano le rispettive banche centrali.

Come sapete sono stati negoziati 350 miliardi: il 12,80%, cioè 50 miliardi dovrebbe essere la quota che diamo noi per avere in cambio – se tutto va bene – 82 miliardi.
Coi 32 miliardi che avanzano saremmo dunque beneficiari netti. Piccolo dettaglio: dal 2026 vanno rimborsati. Ma se un contributo è a fondo perduto non si rimborsa, questo si chiama “prestito condizionato”.

Qualcuno mi dice che l’Italia mette soltanto una garanzia. Sarebbe vero se fosse una linea finanziaria cosiddetta “revolving”, cioè in cui il finanziamento si rinnova all’infinito. Qui non è affatto così, noi abbiamo messo a garanzia “la casa”, cioè lo stato italiano, ma dopo un periodo di preammortamento, anche questi contributi vanno rimborsati.
Non esistono contributi a fondo perduto, ma contratti finanziari di preammortamento.

Quello che non ha ancora capito la gente è: se questi soldi che tutti i giornali vi dicono essere a fondo perduto, andranno rimborsati, come visto che l’Unione Europea non ne può stampare?
Con aumento di contributi da parte degli stati membri.
Tra l’altro è scritto negli accordi: tenete conto che l’Inghilterra è uscita, Olanda, Germania, Austria e gli altri Paesi frugali hanno avuto sconti. Indovinate chi paga al loro posto? Noi, è scritto nel contratto. Mi aspetto che si andranno a colpire le pensioni e le tasse degli italiani per farlo.

Il governo Conte aveva bisogno di vendere un’enorme vittoria politica: dire che noi portiamo a casa centinaia di miliardi aveva il sapore della vittoria, esattamente come i 400 miliardi del primo provvedimento di marzo che poi tutte le banche hanno smentito. Numeri che servono a gonfiare la reputazione di un governo“.


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