Il calcio si deve fermare definitivamente? “Io da tifoso romanista manderei tutto a monte”. Questa la battuta del Prof. Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha scatenato la polemica. “Se dovessi dare un parere tecnico –ha detto – non darei un parere favorevole”.

Durissime le reazioni dei tifosi e dure sono state anche le parole che il responsabile della comunicazione della S.S. Lazio Arturo Diaconale ha rivolto al Professore proprio ai nostri microfoni: “Si occupasse di trovare un farmaco invece di fare l’opinionista”.

A ‘Lavori in corso’ arriva la replica del Professore: si aspettava questa reazione da parte del mondo del calcio? Perché in Germania si può ricominciare il 9 maggio e in Italia no? Se la situazione sanitaria si dovesse evolvere in maniera positiva, potrebbero riprendere gli allenamenti e poi l’attività agonistica?

Ecco come ha risposto il Prof. Giovanni Rezza alle domande di Xavier Jacobelli, Stefano Agresti, Ilario Di Giovambattista, Luigia Luciani e Stefano Molinari.

Rezza (ISS) ► “I miei dubbi sul calcio sono fondati, la battuta l’ha presa sul serio solo Diaconale”

Riprendere allenamenti e campionato di calcio

“E’ importante che le attività che riprenderanno riprendano con il massimo di sicurezza possibile, in riferimento al calcio andranno prese delle misure che minimizzino il rischio.

Io ho espresso dubbi e perplessità sulla possibilità che possa riprendere, ovviamente non sono decisioni che spettano a me tanto meno a noi come comunità scientifica. Noi possiamo dire le cose vanno meglio o vanno peggio, se vanno un po’ meglio riaprite quello che potete aprire ma fatelo in sicurezza. Sul calcio bisognerebbe prendere talmente tante misure da esser certi che il rischio diventi minimo, non si ripeta per esempio l’episodio di Valencia-Atalanta per cui si infettarono diversi calciatori. E’ chiaro che andrebbe fatto a porte chiuse… Poi non lo so, su queste cose siete più esperti di me”.

La risposta ad Arturo Diaconale (S.S. LAzio)

“Se la UEFA dicesse facciamo le coppe europee comunque, che farebbe l’Italia? Sarebbe l’unica a non partecipare? Io credo che ci siano delle cose che vanno al di là delle nostre competenze tecniche, ma se addirittura la commissione che si occupa di questo (Medici Italiani del Calcio N.d.R) esprime dei dubbi vuol dire che anche i miei dubbi non erano così campati in aria. Battute a parte, perché quella era una battuta. Solo Diaconale l’ha presa sul serio.

Se mi aspettavo quella reazione? Io avevo espresso delle perplessità… la reazione di Arturo Diaconale non me la sarei aspettata sinceramente. Mi è anche simpatico. Sembra un po’ forzato, suvvia… Ho fatto una battuta veramente da due soldi, tanto per sdrammatizzare un clima che è diventato un clima pesantissimo. Sono due mesi che combattiamo, abbiamo turni notturni, lo sapete…

Perché Germania e Spagna riprendono e l’Italia no?

“La situazione in Germania sembra diversa dalla nostra, hanno pochi decessi relativamente ai casi, forse hanno una grande capacità organizzativa e riescono a catturare grazie ai test anche i casi più lievi. Certamente hanno una rete ospedaliera molto forte… Sicuramente hanno avuto una situazione meno pesante della nostra.

Il problema del contatto fisico nel calcio c’è, dall’altra parte potremmo dire che se si prendessero misure molto molto rilevanti il rischio sarebbe limitato a una cerchia di popolazione relativamente ristretta, non è che due calciatori che si ammalano fanno scoppiare un’epidemia, forse è il ragionamento che ha fatto anche in questo momento la Germania. Certamente garantire che il rischio diventi zero è molto difficile”.

Pierluigi Lantieri