L’Italia è stata dichiarata in toto zona arancione, la conseguente limitazione nei movimenti si spera possa ridurre il numero dei contagi.

L’emergenza più grave riguarda la tenuta del Sistema Sanitario Nazionale che rischia di non poter sostenere un numero elevato di contagiati che necessitano di terapia intensiva.

Numerosi sono stati gli appelli dei medici a non recarsi al Pronto Soccorso se si sospetta di aver contratto il Covid-19.

Le risorse a disposizione dei medici sono al momento sufficienti? Che ruolo svolgono i medici di famiglia nel contrasto alla diffusione del coronavirus? Le mascherine vengono distribuite anche a loro?

Non proprio a giudicare dalla denuncia del Segretario Generale della Federazione italiana medici di medicina generale Silvestro Scotti, intervenuto a ‘Lavori in Corso’.

Ai pazienti che non si sentono bene occorre che prima chiamino il medico per organizzare i vari appuntamenti ed evitare assembramenti negli studi

Io non ho più rispetto per l’Asl, perché i modelli contrattuali di oggi ci fanno dire dai direttori delle Asl che noi non siamo loro dipendenti ed è la ragione per cui non ci danno i dispositivi di protezione individuale”.

Per un medico di famiglia però la protezione non è per se stesso ma per la collettività.

La questione però è lontana dalla comprensione di molti funzionari delle Asl che continuano a dire ‘non siamo il vostro datore di lavoro e ve li dovete comprare’ come se noi potessimo comprarli visto che non si trovano da nessuna parte.

Se io avessi un infermiere oggi io potrei aiutare facendo il tampone a domicilio evitando le resse negli ospedali di riferimento“.


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