Ad ‘Affari di libri’ arriva Giovanni Floris, col suo ultimo romanzo del quale abbiamo scoperto di più nell’intervista di Mariagloria Fontana.
Il giornalista salito alla ribalta televisiva grazie a ‘Ballarò’ e attualmente conduttore di ‘Dimartedì’ su LA7 non è un novellino nel mondo degli autori e torna a far parlare di sé – e a farsi leggere – con “L’invisibile“.

Politica, TV, letteratura ► L’intervista di Mariagloria Fontana a Giovanni Floris

Come difendersi dalle fake news

“Ci si difende valutando la credibilità di chi parla e non dando mai per scontato che hai sentito la verità. Personalmente tento di ragionare sempre come se mi avessero detto una bugia: se rimane in piedi dopo averla bombardata di 100.000 dubbi allora è la verità”.

Le differenze tra classe dirigente e cittadini si stanno moltiplicando?

Cerchiamo empatia, non rappresentanza: mandiamo là gente come noi, che va bene, ma deve essere un po’ meglio di noi, perché deve risolvere problemi che non sappiamo risolvere.

Non scegliamo più chi risolve i nostri problemi, scegliamo chi si lamenta delle cose di cui ci lamentiamo noi, gente che va lì e dice “Basta!”. No, chi va là deve fare in modo che quella cosa finisca.
Chi può risolvere il problema non sembra più essere una priorità per gli italiani, la loro priorità è chi ha quel problema e questo comporta una specie di testa-coda perché i problemi vengono rappresentati ma non risolti”.

Un diverso modo di raccontare la politica

All’epoca di Ballarò io mettevo tre poltrone da una parte e tre dall’altra, poi destra e sinistra si combattevano. Adesso le persone chiedono più interviste perché non conoscono la classe dirigente che hanno eletto, non sono interviste personali, ma interviste politiche attraverso le quali le persone che hanno già eletto quella persona tentano ora di conoscerla.

Prima era al contrario: tu conoscevi tutto di una persona e decidevi di mandarla a governare. Ora ci si ritrova con il governante già eletto e lo si vuole conoscere.
C’è un malinteso di base, si pensa che la televisione anticipi, invece segue gli eventi”.

‘L’invisibile’, “un saggio travestito da romanzo”

In un’epoca in cui tutti siamo visibilissimi, ci stiamo convincendo che il modo in cui ci raccontiamo è la verità. Non è così. Noi appariamo in maniera sempre parziale, apriamo nella maniera in cui vogliamo apparire ma non siamo quelli.

In questo romanzo questa riflessione è trasformata in un giallo, ci sono due persone molto facili da raccontare: un imprenditore di successo e un giornalista leone da tastiera che vive di lavori precari. Ad un certo punto questo giornalista fa un indagine sul suo blog riguardo l’imprenditore: più cose scopre di quest’ultimo, più scopre di se stesso. E’ l’avvio di un giallo complesso dal finale inaspettato”.

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