I portavoce del Movimento 5 Stelle lo aggiungono al calderone della polemica sugli stipendi Rai esorbitanti, ma Corrado Augias non ci sta e arriva la replica: “Vado in onda tutti i giorni tutto l’anno. Perché dovrei tagliarmi lo stipendio? E’ un compenso addirittura sottodimensionato“.
365 giorni, ogni volta una puntata diversa e finita la stagione che va da settembre a giugno vanno in onda – gratis – le repliche: “Il costo della trasmissione va diviso per 12 mesi, per 365 giorni… questa è la cosa su cui forse le Deputate che sono intervenute non hanno riflettuto abbastanza!”
Non appare infastidito lo scrittore e storico conduttore di Rai 3, appare più di ogni altra cosa disturbato: “Non vorrei nemmeno parlare di queste cose – spiega – A me preme fare dei programmi che aiutino a guardare la realtà senza strisciare lungo la polemica quotidiana della politica. Che cosa vuole che me ne importi della polemica dei 5 Stelle! La facciano, non la facciano, sono affari loro. Io mi occupo di altro fino a quando me lo fanno fare. Quando non me lo faranno più fare… ho un po’ di libri da scrivere!”
Le ragioni della polemica Corrado Augias le comprende: “Io credo che la Commissione della Vigilanza abbia titolo e legittimità per intervenire – osserva – io li difendo, difendo il loro intervento. E’ legittimo che si interroghino su programmi e compensi. Però poi, davanti alla mia risposta ragionevole e motivata…”
Non è la prima volta che lo scrittore diviene protagonista di polemiche della politica: “Sono in Rai dal 1960 e a Rai 3 dal 1987, dovrei essere il decano della Rai… E invece mi dicono che sono qui per il PD. Io sono entrato in Rai per concorso mezzo secolo fa… sono accuse ridicole!”
Le motivazioni alla base di quest’ultimo attacco riguarderebbero secondo lo scrittore la recente ripresa dell’emittente: “Rai 3 in questo momento attraversa un periodo felice dal punto di vista produttivo. Forse è proprio questo che dà fastidio. Rai 3 ha storicamente una linea di opposizione sia nella rete che nel telegiornale e questo può infastidire chi vorrebbe un consenso più vasto“.